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Interpretare la tradizione con un segno moderno

 
Questa intervista è stata pubblicata sul Focus di Dicembre 2010

 

La vostra nuova sede ha vinto il premio InArch Campania 2010, a conferma di una tendenza delle aziende vinicole italiane quale motore di innovazione anche in termini di contributo architettonico.

Il premio è un riconoscimento all'azienda e ai progettisti che ci inorgoglisce molto. Dietro ogni bottiglia c'è un fascino e una cultura che differenziano il vino da altri prodotti di consumo e sono queste caratteristiche che lo rendono simile all'architettura. Inoltre oggi la fase di distribuzione è sempre più difficile, perché pur essendo più facile raggiungere il consumatore si tratta di un processo costoso. Per questo avere una cantina dove poter accogliere i clienti è un modo per accorciare una catena distributiva altrimenti molto onerosa.
I Feudi di San Gregorio prevedono al loro interno un percorso che illustra agli ospiti tutte le fasi produttive, al primo piano è collocato il ristorante e presto saranno disponibili tre stanze per il pernottamento. Inoltre all'esterno, nel giardino, abbiamo riprodotto a piccola scala tutta la tenuta che si compone di più appezzamenti lontani fra loro e con caratteristiche fisiche differenti.
 
 

Come è nata la scelta di dotarvi di una sede moderna e quali criteri avete seguito per individuare il progettista e il progetto?

Siamo un'azienda nata nel 1996 e abbiamo voluto sottolineare nell'elemento architettonico la nostra giovinezza. Ci siamo immaginati una struttura moderna e lontana dall'architettura delle aziende storiche del territorio ma che reinterpretasse elementi della tradizione.
Abbiamo esposto la nostra idea ad alcuni studi di progettazione e la proposta dello studio ZITO+MORI architettura&design ci ha convinti. Il loro progetto era coerente con le nostre idee e soprattutto ben integrato con l'ambiente. Pur avendo bisogno di una struttura molto grande, non volevamo deturpare l'ambiente e la loro scelta di interrare i due terzi dell'azienda e inserire giardini pensili ci è piaciuta molto.  
 
 

Affiancare alla ricerca enologica quella architettonica quali vantaggi ha portato all'azienda?

I vantaggi maggiori devono ancora venire. Vivere e lavorare in una bella architettura comunica valori positivi. In tutte le fasi di lavoro, dalla produzione fino al servizio al cliente, l'elemento umano è fondamentale, quindi credo che un ambiente bello aiuti a svolgere meglio il proprio compito. Questa scelta ci ha portato sicuramente vantaggi immateriali ma fondamentali.
 
 

Da anni l'estetica dell'etichetta sulle bottiglie è diventata molto importante, si può dire che la scelta architettonica è una sua evoluzione?

Le aziende di vino, soprattutto quelle più avanzate e lungimiranti nella comunicazione devono sempre evolversi e promuovere i propri valori in modi diversi, dall'etichetta alla cantina. È evidente che quest'ultima è il mezzo finale di comunicazione, sia perché richiede investimenti cospicui per la realizzazione sia perché bisogna sapere coniugare l'estetica pura, che in un'etichetta è abbastanza facile da creare, con la funzionalità.  Per noi il percorso è stato parallelo perché nel 2001, quando abbiamo cominciato a realizzare la nuova cantina, abbiamo anche introdotto le nuove etichette disegnate da Massimo Vignelli che contemporaneamente stava disegnando gli arredi interni della nostra sede.
 
 
Interpretare la tradizione con un segno moderno
 
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