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Focus 12/11: Per garantire cittadini e ambiente

 
Testata:
Focus 12/11
 
Data:
 
 
Autore:
Leopoldo Freyrie, presidente Cnappc
 
 
In queste settimane in cui la crisi morde ancora di più il Paese e gli architetti italiani, in cui è cambiato il Governo, in cui si chiedono sacrifici per raddrizzare la finanza pubblica, noi stiamo per affrontare un passaggio molto importante. La Riforma delle Professioni è ormai una legge italiana, con le sue luci e le sue ombre: solo la necessità di regolamentazione ne sta differendo l'entrata in vigore, che dovrà essere entro e non oltre il 13 agosto 2012 per le norme in contrasto coi principi della L 148/2011 e comunque in un testo unico definitivo entro fine anno. Il risultato ottenuto forse è imperfetto ma comunque buono, perché siamo riusciti a emendare, in zona Cesarini, l'art. 5 bis che
dava il potere al Governo di cancellare tutto se entro il 13 agosto lui stesso non avesse regolamentato le professioni liberali.
Il nostro obbiettivo, ora, è avere entro l'estate un nuovo Ordinamento chiaro e innovativo, perché il lavoro da fare per attuarlo sarà difficile e impegnativo. A breve il Consiglio
Nazionale dovrà impostare il nuovo Ordinamento, confrontarlo con quello delle altre professioni, verificarlo con l'Autorità di Vigilanza alla Concorrenza e infine proporlo
al Governo per il Decreto e dovremo fare tutto ciò con grande tempestività. Dal nostro lavoro deve risultare chiaro non solo che non siamo una "casta", ma che crediamo ed
agiamo perché le regole del mestiere di architetto siano innanzitutto una garanzia per i cittadini e l'ambiente.
Il tema della tariffa resta sempre rilevante, perché le vicende di Groupon e dei ribassi folli nelle gare pubbliche sembrano dimostrare come l'assenza di regole porti alle truffe
e a un evidente abbassamento della qualità professionale. Se è chiaro che non ci sono le condizioni per tornare indietro, ci sono però le condizioni giuridiche per rilanciare il
tema prendendolo per il verso giusto: la garanzia per il cittadino che nella prestazione di un architetto, a fronte di un pagamento corrisponda un'adeguata quantità e qualità
di lavoro. Perciò abbiamo già richiesto a Unioncamere la disponibilità a realizzare con noi e il Coordinamento dei Consumatori un prezziario della progettazione che sia di
riferimento per gli utenti per capire quale sia il costo medio delle diverse prestazioni.
Per quanto riguarda le società professionali, la norma è stata malamente corretta in fase di approvazione, ma ci sono ancora spazi in via regolamentare per riportarle a quella
forma peculiare che ne fa società professionali sul modello europeo, rappresentate e amministrate esclusivamente da iscritti agli Albi, iscritte a una sezione speciale dell'Albo
e deontologicamente controllate. A questo proposito, l'etica professionale rimane il cuore della riforma che vogliamo realizzare: un cambio di approccio importante, per
rispondere a una richiesta chiara che viene dalla società. Non è vero che non svolgiamo correttamente i nostri compiti deontologici (i numeri dicono che siamo in linea
con le condanne penali in Italia e non si capisce perché i professionisti dovrebbero essere più disonesti degli altri), ma la vetustà del nostro ordinamento pre-costituzionale
implicava codici etici adatti a una comunità culturalmente elitaria di pochi architetti, ormai diversa dalla realtà. Nel ridisegnare le norme dobbiamo mettere esplicitamente al
centro il nostro ruolo di garanti dei diritti dei cittadini e dell'ambiente, prima di ogni regola sui rapporti con il committente o tra colleghi. Solo così la comunità degli architetti
potrà ritrovare quella stima da parte del Paese che ha perso, in parte ingiustamente ma in parte per non avere saputo adeguare le proprie regole alla contemporaneità e alle
richieste della società.
L'attuazione della riforma sarà la vera sfida dei prossimi mesi ed anni, perché comporta un nuovo impegno, una diversa organizzazione e un lavoro sinergico e coordinato
con diversi soggetti. Con le altre professioni tecniche, con le Università - perché sul tirocinio, l'esame di Stato e la formazione dovremo disegnare percorsi nuovi e adatti alla
raltà contemporanea - con le Camere di Commercio.
Il percorso di questi mesi ci ha insegnato ad avere un nuovo rapporto con la politica. La percezione pubblica negativa del sistema degli Ordini non deriva dalla forma delle
nostre istituzioni, bensì dall'agire passato dei rappresentanti che, guardando prima all'interesse della categoria che a quello dei cittadini e dell'ambiente, legittimamente credevano che l'attività di pura lobby politica potesse risolvere i problemi. La vera innovazione sta nella nostra capacità di relazionarsi con tutti i soggetti sociali. Per questo, senza pregiudizi ideologici o politici, abbiamo aperto confronti e relazioni con il mondo politico, imprenditoriale, sindacale, ambientalista, ecc: abbiamo incontrato Confindustria e siamo entrati negli Stati Generali delle Costruzioni; abbiamo incontrato tutti i partiti e aperto relazioni stabili con singoli parlamentari su temi specifici; abbiamo varato iniziative con Legambiente e con Unioncamere; abbiamo incontrato e cominciato un percorso comune con le Facoltà di Architettura e con le riviste di settore; collaboriamo, discutiamo e incontriamo i Ministeri, le autorità, gli uffici della P.A. A tutti proponiamo progetti, diamo disponibilità, chiediamo collaborazione; a tutti illustreremo il nostro progetto per lo sviluppo del Paese che raccoglie le idee e le proposte di questi mesi, convinti sempre che se vogliamo che la pubblica opinione ci giudichi positivamente dobbiamo offrire a loro un progetto sostenibile e innovativo. È per questo che nell'aprile 2012, in contemporanea con il Salone del Mobile di Milano, salone, convocheremo il I Forum dell'Architettura Italiana: dove tutto il mondo dell'architettura, per la prima volta assieme, discuterà quale progetto proporre agli italiani per il futuro sostenibile delle loro città.
Perché la riforma delle professioni senza essere capaci di mostrare quale sia lo scopo primo del nostro mestiere sarebbe sterile.
 
 
 
 
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