Dalla mappa sismica a nuovi criteri di costruzionein: Focus 9/12
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Rino La Mendola, vicepresidente CNAPPC
Il terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna lo scorso maggio impone una revisione della mappa del rischio sismico sull'intero territorio nazionale. Infatt i, le zone colpite dal sisma, secondo l'ultima classifi cazione del 2003, ricadono in zona 3, area per la quale era stato precedentemente valutato un rischio sismico medio basso.
In realtà, per quasi vent'anni la mappa sismica è rimasta ancorata alla classifi cazione del 1984 sino a quando, nel 2002, il terremoto di San Giuliano di Puglia ha drammaticamente richiamato l'att enzione sulla necessità di una nuova classifi cazione sismica del territorio nazionale. Venne così emessa l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274/2003 che introduceva una nuova normativa sismica, coerente con l'Eurocodice 8 e defi niva per la prima volta la zona 4 (bassa sismicità), che è stata estesa a gran parte del territorio mai sott oposto a classifi cazione sismica. Da allora, l'intero territorio nazionale appartiene ad una delle zone sismiche indicate nella Tabella A e visualizzate come distribuzione geografi ca nella cartina.
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Le nuove norme tecniche, con l'introduzione della vita nominale e del piano di manutenzione, di fatt o colmano una lacuna delle vecchie norme che non prevedevano, dopo il collaudo, alcuna verifi ca sull'effi cienza strutt urale delle costruzioni realizzate. Tale lacuna ha alimentato il degrado e la fatiscenza strutt urale del patrimonio edilizio esistente, determinando le condizioni per collassi strutturali improvvisi, anche in assenza di azioni sismiche.
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