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Il Manifesto del XXIII Congresso Mondiale UIA Torino 2008

 
Per un nuovo modello di sviluppo che si riconcili con la natura e la tuteli in una nuova alleanza.
Per una società post consumistica che rimetta al centro dell'attenzione i valori primari dell'umanità.
Per ridefinire i contorni della modernità affinché ristabilisca l'armonia con i cicli della natura.
Per un'architettura che si faccia interprete della natura, che difenda e valorizzi la biodiversità declinata a tutti i livelli: estetica, etica e politica.

Questo il messaggio contenuto nell'appello lanciato dal Manifesto del Congresso che raccoglie e sintetizza il dibattito sviluppato nei tre giorni dl Congresso.

La corsa inarrestabile allo sviluppo economico illimitato cha ha caratterizzato la società moderna negli ultimi sessanta anni ha prodotto conseguenze drammatiche: esplosione demografica; espansione illimitata di agglomerati urbani che diventano galassie dai contorni indefiniti; innalzamento oltre ogni controllo dei livelli di inquinamento e della produzione di rifiuti; spinta estrema alla globalizzazione dei mercati e dei sistemi urbani; consumo delle risorse naturali oltre la capacità di generarle; progressiva riduzione delle risorse energetiche con conseguente conflitto mondiale per il loro dominio.
In tutto questo l'architettura ha peccato di una sostanziale autoreferenzialità alimentando a sua volta alcune caratteristiche della società consumistica e spettacolare.

Le emergenze in termini ambientali, energetici e urbani hanno raggiunto il punto di rottura e non è più rimandabile una presa di coscienza generalizzata a livello planetario per raggiungere obiettivi cruciali: assumere un modello che riconosca i limiti dello sviluppo e lo concepisca come sintesi tra economia ed ecologia; passare da una visione iper consumistica a una post consumistica che coniughi la sobrietà con la soddisfazione dei bisogni; adottare un approccio globali ai problemi, per mettere a rete saperi ed esperienze; operare una scelta netta verso lo sviluppo delle energie rinnovabili, puntando sul riciclaggio dei rifiuti e sul controllo dell'inquinamento. Questo non è un programma utopistico ma una strategia realistica e soprattutto obbligata.

Perché gli architetti si fanno carico di queste problematiche? Perché questa professione è profondamente connessa con i processi di trasformazione del territorio e il loro ruolo, assieme ad altre figure, può essere decisivo nella regìa di una complessità di saperi da mettere in gioco.
E perché nessuno deve delegare le proprie responsabilità. Come dice Barry Commoner, "Se si deve fare pace con il Pianeta, siamo noi a doverla fare".
 
 
 
 
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