salta ai contenuti
 
CNAPPC
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Le mostre come stimolo per parlare d'attualità


Questa intervista è stata pubblicata sul Focus di Luglio/Agosto 2009
 
 

Il Centro Canadese di Architettura di Montreal è conosciuto per la promozione dell'architettura allargandone la conoscenza anche al largo pubblico e coinvolgendo i cittadini nel dibattito sulla città contemporanea. Dal suo osservatorio quali difficoltà incontra oggi uno spazio espositivo e di divulgazione nel comunicare l'architettura?

Obiettivo del Canadian Centre for Architecture, (CCA) è rendere l'architettura - intesa nel suo senso più ampio, comprendendo quindi la città e il paesaggio - parte di un discorso più generale e un elemento di interesse pubblico. Naturalmente un mandato così ampio deve essere interpretato di volta in volta in base alle risorse disponibili e al contesto culturale, politico, economico e sociale in cui si trova ad operare.
Le nostre società si trovano di fronte a gravi problemi, da quelli provocati dalle profonde ingiustizie sociali a quelli legati all'ambiente, e stanno attraversando un periodo di profondi cambiamenti.
Negli ultimi anni il CCA ha voluto affrontare alcuni di questi temi con mostre e ricerche che vanno da Environment a Sorry, Out of Gas, da Sense of the City a Some Ideas on Living in London and Tokyo, da Actions: What You Can Do With the City a  Speed Limits. Sono temi che appartengono alla nostra esperienza e vita quotidiana, familiari a ciascuno di noi.  E' questo un modo di avvicinare un pubblico più vasto all'architettura, mostrando quanto essa sia parte dei nostri problemi, ma anche come essa possa contribuire a risolverli. Tutte queste mostre intendono mettere in discussione i luoghi comuni su cui ancora si fonda il discorso dell'architettura contemporanea, e nello stesso tempo si pongono l'obiettivo di definire le basi per l'architettura dei prossimi anni.
 
 

Oggi diventa sempre più importante la ricerca di nuove formule per parlare di architettura: non solo la classica esposizione, ma nuovi strumenti, tra ricerca e telematica.

E' sempre difficile presentare l'architettura attraverso una mostra. Ogni volta si mostra qualcosa che è assente, perché è altrove: gli edifici, le città. Essi vengono presentati, raccontati e discussi attraverso i materiali che li precedono - i progetti, le idee - e che li seguono - le pubblicazioni, le foto, i video. E' come se in una mostra d'arte non si presentassero le opere, ma gli studi preparatori, e le pubblicazioni e le foto delle opere. L'unica architettura "reale" - seppur temporanea - presente in una mostra è l'allestimento, che svolge un ruolo fondamentale nel definire il contesto, il carattere e l'atmosfera opportuni, e che contribuisce ad ordinare e presentare i materiali in maniera coerente rispetto al concetto della mostra. Una mostra di architettura non ha quindi l'obiettivo di mostrare l'architettura, ma piuttosto di sviluppare un discorso sull'architettura, sulla città, sul paesaggio attraverso i materiali più disparati.
Questo discorso si sviluppa non solo attraverso la mostra, ma anche attraverso il catalogo, o meglio il libro che di solito espande i contenuti della mostra, e sempre più spesso attraverso il web. Negli ultimi anni, in parallelo con i nuovi programmi di ricerca e le nuove mostre, il CCA ha sviluppato una presenza online attraverso YouTube, iTunes, Facebook, microwebsites legati a progetti specifici, come Sorry, Out of Gas e Actions: What You Can Do With the City, e un nuovo website che stiamo lanciando in questi giorni. L'obiettivo è presentare le ricerche e le riflessioni elaborate dal CCA, nel CCA e attorno al CCA attraverso mezzi diversi da quelli usuali, mettendo a disposizione di un più vasto pubblico interessato all'architettura i contenuti degli archivi, delle mostre, o le conferenze, i seminari, i programmi educativi. E' un modo diverso di presentare quello che il CCA preserva, le sue collezioni, e quello che il CCA fa, le sue ricerche.
 
 

In questo quadro come riuscire a mantenere alta l'attenzione anche sulle testimonianze del passato architettonico?

Gli archivi del CCA contengono circa 60.00 foto, 100.000 disegni, 150 archivi, tra cui quelli di Aldo Rossi, James Stirling, Peter Eisenman, John Hejduk, Cedric Price, Gordon Matta Clark, 215.000 volumi. Attraverso il web sarà possibile renderli sempre più accessibili.  Ma la storia è un materiale informe a cui noi possiamo dare un senso solo a partire dalle esigenze dell'oggi. E' solo a partire dai nostri problemi, e dalle nostre passioni, che possiamo guardare al passato e al futuro.
 
 

Quali obiettivi si pone per il futuro il Centro Canadese di Architettura per essere sempre più un centro motore di promozione e conoscenza?

Il lavoro di questi ultimi anni è solo l'inizio di un nuovo progetto. Il CCA, grazie ai suoi archivi e alle sue attività, può contribuire  a definire un nuovo discorso per l'architettura del prossimo decennio. Per fare questo, e renderlo accessibile a un pubblico più vasto, il CCA avrà una sempre più ricca presenza online. Venti anni dopo l'apertura al pubblico dell'edificio che ospita il CCA a Montreal, la presenza sul web rappresenta il "nuovo edificio" del CCA.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Area Riservata
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
torna ai contenuti torna all'inizio