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Terremoto: Ricostruzione, i professionisti devono farsi portatori di una vera e propria cultura diffusa della prevenzione

 
Questa intervista è stata pubblicata su ArchiWorld Magazine n.7

 

1. Come è possibile conciliare la necessità di mettere in sicurezza le strutture esistenti con quella di preservare le architetture storiche che costituiscono il delicato tessuto urbano de L'Aquila e degli altri centri urbani?

Si tratta di eliminare debolezze e accrescere le prestazioni dell'edificio rispettandone e mantenendone la geometria e la concezione strutturale: una sfida possibile, che richiede la capacità di applicare tecnologie antisismiche ai metodi di costruzione tradizionali, tenendo conto della struttura storica e del comportamento in caso di terremoto.
Le immagini del crollo in diretta televisiva della vela di scuola giottesca della Basilica superiore di S. Francesco d'Assisi hanno lasciato nella memoria collettiva un segno capace di creare una sensibilità nuova per il rischio che un terremoto, ma anche un'alluvione o una frana, comportano nel far strage non solo di vite, di abitazioni e infrastrutture, ma anche della nostra memoria e delle testimonianze alle quali ogni territorio affida la sua storia, la sua identità, la sua riconoscibilità. Da allora qualcosa è cambiato, in meglio.
La protezione civile ha il preciso compito di operare quotidianamente per mettere competenze, capacità e le stesse normative che rendono possibile il nostro lavoro al servizio della "tutela della vita, dei beni, degli insediamenti e del territorio". Un esempio virtuoso in tal senso è rappresentato dal restauro della Cattedrale di Noto, un vero e proprio gioiello del barocco siciliano parzialmente crollato nel 1996. Nel giugno del 2007, a undici anni dal crollo della navata maggiore e di quella orientale, nonché di alcuni dei pilastri e di gran parte della cupola, la Chiesa Madre di San Nicolò di Noto è stata restituita alla città, dopo un intervento delicatissimo che ha richiesto la capacità di conservare uno stesso linguaggio culturale e costruttivo coniugandolo però a criteri di sicurezza strutturale.
 
 

2. Qual è il suo giudizio del rapporto di collaborazione che la Protezione Civile ha instaurato con gli architetti e con i loro organismi istituzionali nell'ambito dell'emergenza terremoto in Abruzzo?

Fin dalle prime fasi dell'emergenza il Paese ha dato prova di uno slancio di solidarietà straordinario e ha saputo rispondere alla terribile tragedia nell'unico modo possibile: facendo sistema.
Competenze e professionalità anche molto distanti tra loro si sono trovate a lavorare assieme, a diversi livelli: a partire dalla generosità dei professionisti che si sono messi a disposizione fin dai primi giorni, con il coordinamento e il supporto degli ordini e dei consigli nazionali, per operare come volontari all'interno delle squadre miste di valutazione di agibilità post-sismica che hanno operato a ritmi da record, portando il numero degli edifici verificati ad oltre 50mila a meno di due mesi dal terremoto. Ma voglio ricordare l'attività di supporto ai tecnici comunali svolta dagli architetti e ingegneri che operano all'interno del Dipartimento della Protezione Civile rispetto alle verifiche di idoneità per le aree da destinare alla ricostruzione o alla localizzazione di moduli abitativi temporanei.
A queste attività si aggiunge il ruolo che i professionisti iscritti all'albo sono chiamati a svolgere proprio in queste settimane nell'ambito della cosiddetta "ricostruzione leggera" per favorire il superamento dell'emergenza consentendo a migliaia di famiglie di rientrare nelle proprie case: secondo le disposizioni contenute nell'ordinanza n. 3779 del 6 giugno 2009, che disciplina i contributi economici per favorire il rientro nelle abitazioni situate nei comuni colpiti dal terremoto per avere accesso ai contributi a fondi perduto per gli interventi su edifici che, dagli esiti di agibilità, risultino temporaneamente inagibili (categoria B), o parzialmente inagibili (C) è, infatti, essenziale una perizia giurata  che attesti l'entità del danno e la diretta causalità rispetto al terremoto, la natura, la quantificazione, e l'idoneità degli interventi da eseguire per rendere l'edificio nuovamente agibile, migliorare le condizioni di sicurezza degli elementi su cui si interviene rispetto a quella precedente al terremoto, e la congruità del preventivo di spesa.
 
 

3. Ricostruzione come mobilitazione di energie e idee, anche da parte di giovani progettisti. Sarà possibile? Quale ruolo dovranno avere, nel processo di ricostruzione, gli architetti espressione del territorio e della cultura locale? Quali possono essere i meccanismi da adottare, pur in situazione emergenziale, per selezionare i professionisti in funzione della qualità delle loro proposte progettuali?

Stiamo ricevendo un gran numero di proposte di collaborazione, molte delle quali di grande interesse, da parte di giovani e di professionisti già affermati, a livello locale o internazionale. Ritengo che la terribile tragedia che ha colpito l'Abruzzo possa e debba essere soprattutto l'occasione per una presa di coscienza dell'importanza che la cultura della prevenzione riveste in un Paese come il nostro, di grande bellezza ma estremamente fragile. Un ruolo fondamentale, in questo senso, può averlo l'Università con cui, già nelle prime fasi dell'emergenza, sono stati avviati contatti per favorire il coinvolgimento di studenti nelle attività di verifica e valutazione.
Un'esperienza significativa, inoltre, è rappresentata dal progetto C.a.s.e. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), nuove abitazioni e quartieri durevoli e tecnologicamente avanzati, ispirati a criteri di risparmio energetico e protezione dalle azioni sismiche, destinate all'utilizzo temporaneo da parte di coloro che hanno avuto le proprie abitazioni distrutte o gravemente danneggiate dal terremoto abruzzese. Un'impresa che ha pochi precedenti a livello mondiale, per le tempistiche realizzative assolutamente stringenti in considerazione della situazione di eccezionale urgenza degli interventi ma anche e soprattutto per le particolari caratteristiche antisismiche degli edifici, che faranno di questa esperienza un motivo di richiamo a carattere scientifico per l'area.
Il bando di gara ha dato luogo a proposte progettuali di alto livello in relazione ai requisiti di sostenibilità ed eco-compatibilità  richiesti, oltre che sul piano dell' antisismicità - garantita dal sistema di "isolamento" delle piastre -, tanto che abbiamo immaginato di raccogliere le proposte pervenute per farne una pubblicazione capace di offrire una importante vetrina al mondo delle costruzioni italiano, che ha ampiamente sviluppato tutte le opportunità offerte dal bando per arrivare ad un mix quanto più ampio anche per tipologie costruttive.
 
 

4. Dalle precedenti esperienze italiane in materia di terremoti (Friuli, Irpinia, Umbria) cosa può essere riproposto e cosa si dovrà evitare?

Una scelta importante è già stata fatta e consiste nell'eliminazione della fase intermedia di sistemazione della popolazione rimasta fuori casa in roulotte e container: nelle ore immediatamente successive alla tragedia il Governo ha preso un impegno preciso per garantire a tutti "un tetto non di stoffa" entro l'inverno, evitando allo stesso tempo la nascita di baraccopoli e situazioni di estrema precarietà destinate, come purtroppo accaduto in precedenti situazioni emergenziali, a diventare soluzioni di lungo periodo. Per questo si è organizzata fin dalle prime ore la sistemazione in alberghi e case private lungo la costa, dove sono ospitate ad oggi oltre trentamila persone. E per questo la fase successiva prevederà l'impiego di moduli abitativi provvisori (MAP) in legno, smontabili e riutilizzabili per altri scopi e, con un progetto pilota a livello internazionale, la costruzione di complessi abitativi all'avanguardia che potranno essere destinati temporaneamente ai cittadini che hanno avuto la propria casa distrutta o gravemente danneggiata ma che, man mano che gli abitanti potranno rientrare nelle loro abitazioni, saranno impiegati per finalità di interesse sociale, quale la residenzialità universitaria, sulla base di scelte che saranno effettuate dalle comunità e istituzioni locali.
 
 
 

5. Cosa si deve chiedere ai progettisti, ed in particolare agli architetti, in tema di sicurezza e affidabilità delle nuove costruzioni?

Cento anni di terremoti in Italia ci insegnano che gli effetti catastrofici dipendono principalmente dall'uomo. Il terremoto non costruisce le case, né è responsabile dei criteri giusti o sbagliati che seguono le comunità nel loro insediarsi. E quando anche questa emergenza sarà finita, quando vedremo tornare a casa le prime persone, dovremo fermarci a riflettere:  è doveroso che il nostro Paese si senta chiamato ad un comune e condiviso esame di coscienza sulla sua storia e gli errori commessi dal Dopoguerra ad oggi rispetto alle molteplici situazioni a rischio, alle costruzioni insicure e incontrollate che deturpano il territorio e minacciano la vita delle persone. È una violenza contro cui il paese si deve mobilitare, è la nuova emergenza a cui saremo chiamati quando metteremo la parola fine a quella attuale.
Ai professionisti quindi spetta un compito fondamentale: farsi portatori di una vera e propria cultura diffusa della prevenzione, che parte dall'uso del territorio e non si ferma alla fase, importantissima, della progettazione, ma riguarda anche la responsabilità di una direzione dei lavori attenta e scrupolosa, l'assoluto rigore nei collaudi.
La nostra normativa prevede criteri e regole chiare, ma non si può non dire che la sicurezza e affidabilità di un edificio possono essere garantiti solo dal concorrere di tutti questi aspetti.
 
 

6. E' possibile immaginare che il Consiglio nazionale ed il sistema ordinistico svolgano il ruolo di garante sulla qualità complessiva della ricostruzione?

Certamente sì, e sono già in corso contatti con gli ordini professionali delle province abruzzesi che, sulla scorta di quanto avvenuto già in occasione del terremoto Marche-Umbria,  saranno chiamati a rivestire un ruolo di garanzia rispetto alla qualità delle prestazioni professionali e all'applicazione delle tariffe attraverso la firma di un protocollo d'intesa. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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