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Gli architetti a L'Aquila - diario di un viaggio

 

in: Focus 12/09

Testata:
 
 
Data:
 
 
Autore:
Matteo Capuani, consigliere CNAPPC
 
 
Immediatamente dopo la scossa, con il passare della prima notte, è partita l'intensa relazione tra il Consiglio Nazionale degli Architetti e il Dipartimento della Protezione Civile che ad oggi non ha smesso di funzionare. All'inizio poche brevi telefonate, coperte dal frastuono delle macchine al lavoro e da un generale rumore di fondo, poi man mano sempre più lucide, fino ad individuare una strategia di azione che potesse far partecipare alla "grande emergenza" gli architetti italiani e la loro competenza e disponibilità, senza che fossero di intralcio alla gestione della prima emergenza.
Il CNAPPC dal 2004 ha siglato un accordo di collaborazione con la Protezione Civile sia per i tempi tranquilli che per la gestione delle emergenze. Questa collaborazione dal 6 aprile è divenuta molto di più di un protocollo tra soggetti istituzionali, ha subito un collaudo sul campo come mai era avvenuto fino ad ora.
La costituzione di un numero verde e di una casella di posta elettronica e, soprattutto, l'attivazione del coordinamento della rete degli Ordini hanno dato immediatamente una risposta operativa. Gli architetti italiani in poche ore sono stati in grado di rispondere all'emergenza mettendo a disposizione della Protezione Civile circa 400 tecnici divisi in quasi 200 squadre (provenienti da molti Ordini) che hanno svolto un ruolo delicatissimo nel verificare la consistenza dei danni al patrimonio edilizio colpito dal sisma, fornendo il supporto tecnico necessario al procedere delle operazioni.
Il rapporto con L'Aquila e con il Dipartimento è stato costante e quotidiano e le attività sono proseguite nella capitale e negli uffici del Governo, alla Camera e al Senato a seguire la vicenda delle ordinanze e delle scelte strategiche definite per fare fronte alla emergenza. Il Consiglio Nazionale e i consiglieri tutti si sono subito adoperati per mettere a disposizione risorse economiche - attraverso i propri contributi personali e quelli offerti dagli Ordini provinciali - da offrire all'Ordine e agli architetti de L'Aquila come aiuto immediato per i primi mesi dell'emergenza. Il Consiglio, ancora, ha svolto un'opera di mediazione nel delicato quadro di incompatibilità e deroghe per i professionisti aquilani che ricoprivano il doppio ruolo di volontari e vittime del sisma.
Nella vicenda de L'Aquila, inoltre, sono stati attivati processi molto importanti legati direttamente alla professione. Un'intesa tra gli Ordini abruzzesi, la Protezione Civile e il CNAPPC ha infatti stabilito di ripristinare il regime tariffario minimo per tutti i lavori connessi alla ricostruzione. Una necessità che non nasce solo per gestire meglio le risorse, ma sopratutto per garantire qualità negli investimenti e negli interventi tecnici. Si è inoltre concordato un ribasso massimo (pari al trenta per cento che scende al venti per quanto attiene alla sicurezza) che eviterà fenomeni di speculazione, accaparramento e concorrenza sleale tra i soggetti che operano in funzione di sicurezza pubblica e privata.
Nelle ordinanze predisposte per l'Abruzzo, e in alcuni provvedimenti ancora da definire, il CNAPPC ha infine proposto con forza l'inserimento di tematiche strategiche e fondamentali per la sicurezza del territorio, come il fascicolo del fabbricato, la microzonazione sismica e provvedimenti di modifica delle attuali procedure urbanistico-edilizie per gli interventi sul territorio.
Si è evidenziata, quindi, la necessità di procedere a uno snellimento delle procedure edilizie e urbanistiche, di una certificazione professionale più estesa e della possibilità di definire procedure attraverso processi di firma digitale. Tutto questo come misura di primo intervento in una regione che ha perduto persino le infrastrutture dove i professionisti operavano, ma anche come misura stabile per la professione in un momento di profonda crisi economica. Ma l'esperienza de L'Aquila ha anche rappresentato un banco di prova per procedure edilizie, di lavori pubblici, di appalti e servizi in genere bisognose di enormi e radicali deroghe per rispondere all'emergenza. Riteniamo che questo modello possa essere preso a riferimento per una più generale riforma dell'apparato giuridico legislativo che regolamenta la nostra professione: è importante, in un momento così difficile per quella regione e per il paese tutto, non disperdere il patrimonio che questa esperienza ci ha lasciato.
 
 
 
 
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