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La parola alla politica

 

Il Piano casa può rappresentare una grande opportunità economica e sociale. Ma vi potrebbero essere - in particolare per l'ambiente e il paesaggio- anche tanti rischi. Quali, secondo lei, i più rilevanti?

Il devastante segnale che viene mandato al paese è il principale danno del piano casa, soprattutto nella sua prima versione. Un tana libera tutti, che come è già accaduto con i precedenti condoni edilizi, rischia di dare il via libera alla stagione del cemento illegale. Basti pensare che il solo "effetto" condono nelle precedenti sanatorie edilizie generò, nel 2003, 40mila nuove case illegali, con un incremento della produzione abusiva superiore al 41% tra 2003 e 2001. Lo stesso accadde nel 1994 grazie al condono Berlusconi-Radice: durante i mesi di discussione delle legge furono costruite 83mila abitazioni fuorilegge, cifra record per l'ultimo decennio Il nostro paese, e la tragedia di Messina ce lo ha ricordato ancora una volta, ha pagato un prezzo altissimo all'abusivismo edilizio e alla cementificazione selvaggia. Il piano casa potrebbe essere invece una grande occasione per riqualificare il nostro patrimonio edilizio
 
 

Quanti avversano il provvedimento sostengono che si verificherà una cementificazione selvaggia e incontrollata. Per evitare tutto ciò, quali i possibili interventi?

Riqualificare e rinnovare il patrimonio edilizio individuando provvedimenti immediati ed efficaci, cantierabili da subito, può essere un volano per rilanciare l'economia, nel segno della qualità. E' fondamentale che il piano casa promuova interventi per rendere più moderno, efficiente e di qualità il patrimonio edilizio italiano. E' interesse di tutti far sì che dalla riqualificazione del patrimonio edilizio arrivi una nuova qualità del progettare e del costruire. Questo deve avvenire nell'ambito di una politica industriale del settore delle costruzioni che migliori la qualità del prodotto, sostenga la professionalità e la competenza degli attori del processo, stimoli l'interesse e la sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità.
E' importante a questo proposito che rispetto ai primi annunci del Governo siano oggi le regioni a decidere i propri piani casa, sia per verificare esperienze già avviate sul territorio, sia per valutare le modalità con cui disciplinare la realizzazione degli interventi che non possono semplicemente aggiungere nuovi volumi, ma debbono definire con chiarezza le tipologie di intervento, i caratteri, le aree e le categorie in cui è permesso od in cui è escluso.
 
 

Il Piano Casa inciderà inevitabilmente sull'assetto stesso del territorio. Quali strumenti sono necessari per evitare contraccolpi negativi dal punto di vista ambientale e sociale?

Nei maggiori Paesi industrializzati ed, in particolar modo nei principali Paesi Europei, il percorso più efficace individuato è di legare la riqualificazione del patrimonio immobiliare ad obiettivi di efficienza energetica e di diffusione dell'uso delle fonti rinnovabili. Un obiettivo ribadito dalla nuova direttiva 91/02 in discussione al Parlamento Europeo che ne prevede l'applicazione in tutti gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Anche un Italia, lo sgravio fiscale del 55% introdotto dal Governo Prodi e salvato in extremis (dopo la cancellazione) nell'ultima finanziaria di Tremoti anche se depotenziato (lo sgravio è stata spalmato su cinque anni invece che su tre), è stata una misura che ha ottenuto degli effetti ingenti e importanti. Lo hanno già utilizzato oltre 300 mila famiglie, ha messo in moto un volano di affari superiore ai 3 miliardi di euro e ha permesso di ripagare lo sgravio fiscale previsto, attraverso l'emersione del sommerso e l'attivazione di una nuova economia. Ha coinvolto migliaia di imprese e decine di migliaia di occupati
E' perciò fondamentale che il provvedimento che le regioni si apprestano a varare in materia di edilizia promuova interventi che contribuiscano a rendere più moderno, efficiente e di qualità il patrimonio edilizio italiano. Per questo è necessario che gli aumenti di cubatura previsti, così come le demolizioni e le ricostruzioni, siano legati ad obiettivi di risparmio e di riqualificazione energetica anche, dove tecnicamente possibile, attraverso l'uso di energie da fonte rinnovabile.
 
 

Si continua a parlare di sviluppo urbano eco-compatibile e del diritto dei cittadini di abitare in case sicure e antisismiche. Come si contemperano queste aspirazioni con i contenuti del Piano casa? Può questo strumento essere eventualmente implementato per trasformarsi in un piano pluriennale di riqualificazione delle nostre peggiori periferie urbane?

L'edilizia sostenibile è uno dei "Mercati di punta" dei prossimi anni su cui scommette la Commissione Europea per sviluppare innovazione, muovere nuove filiere produttive, ridurre il consumo di energie di fonte fossile e di provenienza estera, contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e conseguentemente, per il nostro Paese, contenere le sanzioni previste dal protocollo di Kyoto e dal pacchetto energia-ambiente 20.20.20.
L'efficienza ed il miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio esistente e delle demolizioni e ricostruzioni, così come per le nuove costruzioni, deve costituire non solo un obbligo, in assolvimento agli impegni internazionali assunti, ma una scelta politica con cui riqualificare il patrimonio immobiliare e sostenere, anche con adeguati incentivi - volumetrici od economici - l'innovazione del settore. In quest'ottica va bene demolire edifici brutti, costruiti male, energivori e ricostruire, anche con aumenti di cubatura, purché questo avvenga nell'ottica di migliorare dal punto di vista estetico, dell'efficienza energetica e della sicurezza il patrimonio edilizio esistente. Il Governo, a questo proposito, dovrebbe accogliere la richiesta che viene avanzata con grande enfasi dalle regioni, di estendere il beneficio fiscale del 55% per l'efficienza energetica di cui parlavamo prima anche a chi decide di intervenire per la sicurezza antisismica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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