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Concorsi e forze giovani per puntare sulla qualità

 

Nel progetto di rinnovo di Torino, che parte dagli anni Novanta, c'è una scelta di fondo orientata alla ricerca della qualità urbana e anche architettonica. Quali sono i capisaldi di questa vocazione?

Dal 1998 la città  di Torino ha affrontato un grande processo di cambiamento fisico e funzionale che ha riguardato in prevalenza siti produttivi dismessi. Dobbiamo ammettere che nella prima fase, quando era decisivo essere pronti per le Olimpiadi Invernali del 2006 e fruire di finanziamenti importanti, non sempre si è garantita la qualità urbana che deve essere il criterio guida e orientativo per la città. Dico questo per affermare che stiamo ancora compiendo il percorso per arrivare a una qualità soddisfacente sotto tutti i profili, cambiando in parte le modalità di intervento nelle trasformazioni.

Se nella prima fase, pressati dai tempi stretti e dalle scadenze, non è stato possibile seguire percorsi concorsuali e di approfondimento o avviare un dibattito che avrebbero potuto consentire un confronto tra i vari soggetti attori della trasformazione urbana, oggi - ad esempio - nell'approccio alla variante 200 e alla seconda linea della metropolitana si è ritenuto di ricorrere a una procedura concorsuale di idee. È un'evoluzione, una maturazione che parte dagli esiti complessivi della trasformazione.
 
 

Vista la complessità dell'opera, quale scala di priorità è stata definita?

Oggi la Spina centrale è sostanzialmente avviata, parliamo dunque dei tre processi di trasformazione in corso: la linea 2 della metropolitana con la variante 200; la zona che noi chiamiamo Nord, al confine con Settimo dove erano collocati i siti produttivi Michelin e Pirelli; l'area sud della città che comprende corso Marche con il suo attestamento su piazza Mirafiori. Qui passiamo attraverso l'intelaiatura delle infrastrutture che in parte condividiamo con i comuni confinanti e che è un elemento di attualità e di garanzia di qualità dell'assetto urbano: perché richiede di coniugare i contenuti della pianificazione con il disegno delle infrastrutture all'interno di un confronto con molti interlocutori.

Vi è poi l'aspetto più difficile da governare, la qualità architettonica. Perché rispetto agli altri temi - la pianificazione, il telaio urbano, gli spazi pubblici e le infrastrutture - dove la città è direttamente protagonista ed esercita una supervisione sull'intero processo, l'aspetto architettonico è per lo più rimesso all'operatore privato che ha sensibilità e culture diverse. Stiamo cercando di impostare un rapporto dialettico con i privati, anche perché in questo momento di crisi nel settore immobiliare la qualità della trasformazione è un elemento premiante. 
 
 

La scadenza olimpica del 2006 ha in un certo senso facilitato il compito, ma vista l'attenzione mondiale lo ha forse reso più difficile?

Direi di no, anzi ha giocato a favore della città che si è vista chiamare a un evento importante e si è riscoperta anche un orgoglio torinese, dimostrando la sua bellezza e la capacità di competere con le altre città italiane. L'unico problema è forse stata l'accelerazione obbligatoria dovuta alle scadenze.
 
 

Per la progettazione si è deciso di puntare su nomi importanti ma anche di coinvolgere energie giovani e meno affermate?

Emblematico è il percorso scelto per la variante 200 e la linea 2 di metropolitana, abbiamo bandito un concorso internazionale di idee che ci ha consentito di raccogliere alcuni elementi importanti per lo più provenienti da giovani progettisti. Stiamo già utilizzando alcuni degli spunti ricevuti nel preliminare della variante 200 attualmente in discussione in Consiglio comunale. Gli esiti del concorso saranno poi recuperati ad opera della società di trasformazione urbana che ne organizzerà la fattibilità.

Anche quando interviene l'operatore privato, e non parliamo di gestione pubblica della progettazione, è prassi che si chiedano almeno tre soluzioni progettuali da confrontare.
 
 

È stato avviato un processo di coinvolgimento dei cittadini? E con quali risultati?

I cittadini sono coinvolti in primo luogo nelle forme istituzionali previste, prima fra tutte la circoscrizione. Per quanto riguarda la variante 200, che abbiamo voluto rendere laboratorio di pratiche nuove, abbiamo commissionato ad alcuni architetti un'indagine per ottenere una ricognizione attenta e puntuale delle esigenze dei vari segmenti di popolazione che saranno poi interessati dalla grande trasformazione. Questa indagine  va al di là dei fabbisogni urbanistici in termini di metri quadrati e di standard: elementi essenziali ai fini della legittimità degli strumenti urbanistici, ma che non rendono appieno la qualità della trasformazione urbana rispetto ai bisogni della vivibilità.

Nella costruzione di questa indagine, ad esempio, abbiamo lavorato con le scuole per coinvolgere direttamente i giovani attraverso un concorso per dare un nome alla trasformazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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