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Il quadro della professione fornito da due importanti ricerche. Il lavoro dell'architetto nell'era della crisi

 

in: Focus 02/11

Testata:
 
 
Data:
 
 
Autore:
Simone Cola, vicepresidente vicario CNAPPC
 
 
L'idea secondo la quale i liberi professionisti siano i privilegiati componenti di una casta, che gode di protezioni e rendite di posizione, è assai diffusa in vasti strati della società italiana e sovente si traduce in analisi frettolose di quanto viene da noi proposto, rispetto al nostro mestiere ed alle sue problematiche, quando non in posizioni politiche aprioristicamente ed ideologicamente ostili. Pochi, tra politici e cittadini, sono realmente consapevoli del continuo e costante investimento che compiamo in ricerca, formazione e conoscenza, senza finanziamenti o agevolazioni di sorta da parte dello Stato, rimettendo in gioco quotidianamente quanto ricavato dalla nostra capacità di creare lavoro, reddito ed innovazione. Molti analisti, fortunatamente con l'eccezione di alcune figure autorevoli (Dario Di Vico, Ferruccio De Bortoli), ci rappresentano come un circolo chiuso intento a difendere i propri (presunti) privilegi senza sforzarsi di comprendere un contesto, ed un mercato, in continua evoluzione. Pochi hanno la disponibilità di riflettere sul fatto che gli architetti italiani iscritti al tanto vituperato sistema ordinistico sono pressoché sestuplicati negli ultimi trent'anni (24.800 nel 1980, 47.500 nel 1990, 85.200 nel 2000, 145.600 nel 2010) in barba ad ogni presunto impedimento corporativo.
La volontà di uscire da ogni visione banale e precostituita di una categoria oggi composta al 40 per cento da donne ed al 40 per cento da colleghi con meno di quarant'anni ci ha spinti ad intraprendere un'indagine volta a meglio capire e comunicare chi sono e, soprattutto, cosa fanno gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori italiani.
La prima ricerca sperimentale, avviata congiuntamente al Cresme con il fondamentale contributo degli Ordini di Como, Milano, Treviso e Bari, in attesa di ampliarsi ad altre realtà territoriali nel corso dell'anno ha determinato un primo interessante esito, scaricabile nella sua versione integrale dal sito del CNAPPC.
Gli esiti di questa indagine, interfacciati con quelli contestualmente svolti dal Cae (Consiglio degli Architetti Europei) forniscono un quadro di riferimento, ovviamente complesso, attestante il momento di grande difficoltà che, a livello continentale, sta vivendo il settore delle costruzioni.
Emerge anche con estrema chiarezza la necessità di poter contare su politiche, nazionali e comunitarie, che, in un quadro di riferimento coerente e coordinato, promuovano il rinnovo urbano e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente secondo i parametri della sostenibilità energetica, ambientale ed economica.
È da qui che, senza scorciatoie e semplificazioni eccessive dei problemi, si deve partire per individuare le politiche e le azioni utili alla nostra professione e, più in generale, al Paese.
 
 
 
 
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