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Tutelare storia, arte e cultura italiane

 

in: Focus 04/11

Testata:
 
 
Data:
 
 
Autore:
Simone Cola, consigliere CNAPPC
 
 

Memoriale di Auschwitz

Il CNAPPC ha inviato una lettera aperta al Ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan al fine di sollecitare l'attenzione sullo stato di abbandono del Memoriale dei Deportati Italiani nel campo di concentramento di Auschwitz. L'opera, realizzata nel 1979, è il risultato dello sforzo congiunto di alcune figure di spicco della cultura italiana del XX secolo: l'architetto Lodovico Barbiano di Belgioioso dello studio BBPR, lo scrittore Primo Levi, il compositore Luigi Nono, il regista Nelo Risi e l'artista Pupino Samonà. Il progetto, cui sono state dedicati numerosi studi e pubblicazioni, si sostanzia in una spirale che, attraverso una narrazione spaziale, temporale, visiva e sonora, conduce il visitatore in percorso che ha lo scopo, come disse Belgioioso, di trasmettere ai visitatori una sintesi dello stato d'animo di milioni di esseri umani ridotti alla condizione di schiavi o di bestie da macello. Nel corso del tempo si sono manifestate numerose ed autorevoli testimonianze di attenzione verso il Memoriale, tese a sollecitare un intervento di salvaguardia e valorizzazione dell'opera.
Recentemente è anche stata prospettata una poco credibile ipotesi di trasferire il Memoriale per poi restaurarlo presso il Campo di Fossoli; una scelta che risulta disciplinarmente non condivisibile dato che, separando il  progetto dal drammatico contesto che lo ha generato si farebbe perdere all'opera qualsiasi senso compiuto.
Conosciamo bene le difficoltà economiche del momento e anche l'inconcepibile ristrettezza dei fondi tradizionalmente destinati alla cultura in Italia.
Gli architetti italiani credono però che il Ministero debba operare per reperire le risorse utili a tutelare un bene che appartiene intimamente alla storia del Paese. Un intervento così significativo e simbolico avrebbe la valenza di affermare il primato della cultura e della vita su tutto ciò che nel corso della storia ha operato, e talvolta ancora oggi opera, per negare libertà di espressione e dignità umana. Tale manifestazione di sensibilità avrebbe anche la capacità di affermare che un Paese con la nostra storia e le nostre tradizioni ha finalmente deciso di considerare una priorità la valorizzazione di quei beni architettonici ed artistici che ne hanno fatto una nazione senza pari che purtroppo oggi investe troppo poco, e spesso male, su ciò che dovremmo considerare la risorsa sulla quale fondare lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese: la cultura. Questa consapevolezza sostanzierebbe concretamente anche una doverosa attenzione per il valore sociale, culturale ed economico, sia presente che futuro, delle professioni e delle arti. In tal senso un intervento sul Memoriale dei Deportati sarebbe per gli architetti italiani un segnale importante e assolutamente non scontato costituendo un concreto primo passo verso quel Piano Roosevelt della cultura assai opportunamente invocato dal Ministro Galan.
 
 
 
 
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