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Crollo di Barletta: le urgenze normative da approvare - Monitorare il patrimonio per garantire la sicurezza

 

in: Focus 10/11:

Testata:
 
 
Data:
 
 
Autore:
Rino La Mendola, Vicepresidente CNAPPC
 
 
Il crollo di Barletta impone una riflessione sulla necessità di provvedimenti legislativi che prevedano il monitoraggio sulle condizioni di stabilità del patrimonio edilizio esistente. Oggi cresce, infatti, la consapevolezza che non è possibile continuare a pretendere che i nostri edifici siano stabili in eterno, in quanto anche i materiali delle strutture invecchiano, perdendo le caratteristiche per le quali erano stati impiegati. Ad esempio, nelle strutture in cemento armato, il calcestruzzo, nel tempo, è soggetto a fenomeni di carbonatazione e l'acciaio di ossidazione. Per cui, al fine di scongiurare quei crolli che, negli ultimi anni, hanno mietuto nel Paese decine di vite umane, è oramai imprescindibile l'istituzione di quel fascicolo fabbricato più volte proposto dai Consigli Nazionali e dagli Ordini Provinciali delle professioni tecniche: una sorta di libretto sulla salute dell'edificio, dove annotare gli esiti di verifiche periodiche, eseguite da professionisti abilitati, con particolare riferimento alla stabilità delle strutture e all'efficienza degli impianti tecnologici. Infatti i crolli, che si succedono con una frequenza sempre più allarmante, sono attribuibili spesso a cedimenti strutturali, ma talvolta anche a fughe di gas o al cattivo funzionamento di caldaie.
In verità le norme tecniche introdotte dal D.M. 14/01/2008 riservano particolare attenzione alla vita utile (o nominale) delle costruzioni, imponendo al progettista delle strutture la redazione di un piano di manutenzione, dove vengono programmate le opere da effettuare per garantire l'efficienza della costruzione durante la suddetta vita utile (o nominale). Allo scadere di questa si dovrà procedere alla riverifica globale delle condizioni di stabilità. In caso di verifica positiva, si potrà assegnare alla costruzione una seconda vita nominale; al contrario, in caso di esito negativo, la seconda vita utile potrà essere attribuita alla costruzione soltanto previa realizzazione delle opere di adeguamento strutturale necessarie per raggiungere gli standard imposti dalla normativa. Inoltre, attraverso il metodo di calcolo "agli stati limite" imposto dalla nuova normativa, il progettista ha oggi la possibilità di determinare la gerarchia delle resistenze in modo che, in caso di cedimento strutturale, le deformazioni avvengano secondo una sequenza predeterminata, facendo in modo che cedano per primi gli elementi elastici (le travi per flessione) e ritardando, invece, il cedimento degli elementi fragili (pilastri). In tal modo la costruzione, in caso di sisma, oscilla ma non crolla subito, consentendone lo sgombero e scongiurando così la perdita di vite umane.
Ciò, di fatto, risolve però il problema della manutenzione delle strutture e dei controlli periodici solo per le nuove costruzioni, mentre rimangono irrisolti i problemi relativi alla stabilità e al monitoraggio degli edifici esistenti, che sono proprio quelli più esposti a crolli improvvisi.
Proprio per questo motivo, dopo il crollo di Barletta, il Presidente CNAPPC Leopoldo Freyrie ha inviato al
Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri una lettera aperta con la quale "chiediamo l'intervento immediato del Governo perché con un decreto stabilisca subito l'obbligo di un tagliando decennale agli edifici, che certifichi le condizioni statiche, sanitarie, della sicurezza degli impianti, delle condizioni energetiche e di inquinamento". D'altronde il tagliando esiste già da tempo per garantire l'efficienza delle nostre auto. Non si comprende perché, a tutela della pubblica incolumità, non dovrebbe essere istituito anche per assicurare l'efficienza delle strutture dei nostri edifici esistenti che attualmente, dopo il collaudo, non vengono più sottoposti ad alcuna verifica di stabilità
 
 
 
 
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