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Il 40% degli architetti italiani è pronto a lavorare all'estero

 
Testata:
Il Sole 24Ore
 
Data:
04-04-2013
 
Autore:
Andrea Curiat
 
 

Lavorare all'estero? È una vera e propria necessità per gli architetti italiani, dinanzi a un mercato del lavoro domestico congestionato. Per questo il Consiglio nazionale degli architetti (Cnappc) ha lanciato il programma SeeArch: un database digitale rivolto a tutti gli architetti disposti a lavorare all'estero. L'obiettivo finale supera la semplice creazione di una banca dati, e punta invece a mettere in contatto gli iscritti con i potenziali committenti esteri e con le imprese italiane attive nel settore.
A meno di due mesi dal lancio, il programma ha già raccolto più di 500 iscrizioni volontarie. In media, gli architetti che si dicono disponibili a lavorare all'estero hanno tra i 30 e i 40 anni, parlano almeno l'inglese e spesso anche lo spagnolo. Secondo le stime fornite a Casa24 Plus dal Cnappc, tra il 2007 e il 2011 il numero di professionisti italiani effettivamente impegnati all'estero è aumentato dal 5,5% al 7,1% del totale (al netto dei lavoratori dipendenti). Le stime ufficiali sul 2012 non sono ancora state effettuate, ma la percentuale potrebbe superare oggi l'8 per cento. Di questi, il 57% è occupato nei Paesi europei.
(...)
Secondo Domenico Podestà, consigliere nazionale del Cnappc, presidente del dipartimento esteri e responsabile del progetto SeeArch-internazionalizzazione, «gli architetti di 50 o 60 anni resistono più facilmente all'impatto della crisi, perché possono contare su una clientela già consolidata. I più giovani invece sono disposti ad andare all'estero per dare nuovo slancio alla carriera. Hanno meno legami con l'Italia, meno impegni, e sono più "portati all'avventura". Molti sperano di potersi trasferire per poco tempo e poi tornare in Italia continuando a lavorare in remoto: una prospettiva difficile, vista la natura della nostra professione».
(...)

 
 
 
 
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