Risparmio energetico, fino al 2020 i progettisti saranno al centro della partita per la riqualificazione del patrimonio edilizio.
Con l'ok del Governo al decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue 2012/27 sull'efficienza parte infatti la programmazione degli interventi per raggiungere l'obiettivo comunitario del taglio del 20% dei consumi entro il 2020.
Per i prossimi 7 anni il decreto mette a disposizione 800 milioni di euro per la messa in efficienza degli immobili della Pa, per finanziare il Fondo rotativo per i progetti di Esco e imprese, ma anche per sostenere gli audit energetici delle Pmi e per mettere in campo azioni di formazione e informazione. E proprio la formazione e l'aggiornamento delle competenze dei progettisti rappresenta uno degli assi strategici dell'azione descritta dal decreto. Architetti e ingegneri plaudono al provvedimento, ma mettono già i primi paletti: puntare su concorsi e qualità del progetto e definire un sistema di formazione che non «aggiri» gli ordini.
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Gli architetti: «Ok al testo, ora si crei circolo virtuoso»
«Riqualificazione efficace se si punta su concorsi e qualità del progetto»
Valutiamo positivamente il decreto, ma ora bisogna puntare su concorsi e qualità del progetto. Perché riqualificazione non vuol dire solamente cappotti isolanti o caldaie di ultima generazione». Per Simone Cola, presidente Dipartimento cultura, promozione e comunicazione del Consiglio nazionale degli architetti, il provvedimento del Governo «avvia una razionalizzazione del processo di efficientamento del patrimonio e va verso l'obiettivo strategico di riqualificazione urbana, ma chiediamo che gli interventi siano realizzati tramite procedure aperte per i progettisti». E visto che «si suppone che i fondi stanziati diano una certa continuità agli interventi - continua Cola - bisogna creare un circolo virtuoso, dimenticando esperienze negative simili, per esempio, agli incentivi per il fotovoltaico, che hanno solamente premiato le aziende tedesche e cinesi». La strategia, secondo l'architetto è quella di dedicare «più cura al progetto, alla sua realizzazione e al suo monitoraggio, perché - al di là delle soluzioni tecnologiche per il risparmio energetico - l'efficientamento modifica la fruizione dell'edificio». Serve dunque «un approccio culturale più ampio che eviti la semplificazione degli interventi, perché - conclude Cola - è la qualità del progetto che fa la vera differenza».