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  Archivio Network , Architettura per la ripresa, economica e sociale  

Architettura per la ripresa, economica e sociale

 
Testata:
lindro.it
 
Data:
08-08-2014
 
 

'L'architettura è per tutti'. Come non essere d'accordo?  Eppure, nel 2014, il diritto all'abitare in un luogo sicuro e accogliente è ancora qualcosa di sfuocato e lontano per molte, troppe persone. Lo ha compreso bene chi ha potuto partecipare alla seconda edizione della Festa dell'architetto, iniziativa del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) organizzata lo scorso giugno a Lampedusa.
L'evento era dedicato alle strutture destinate all'accoglienza e all'emergenza con diverse iniziative tutte accomunate dall'idea che, appunto, 'l'architettura è per tutti'.
"Con le sue contraddizioni, dal meritorio lavoro di primaria accoglienza dei migranti al fatto che il 90% delle costruzioni esistenti sono state realizzate in forma abusiva, Lampedusa era il luogo più adatto per riflettere sul ruolo di questo professionista nella società odierna vista nella sua complessità", spiega Leopoldo Freyrie, dal 2011 Presidente del Cnappc. "E per fare un'assunzione di responsabilità relativamente alla dimensione etica, politica e sociale dell'architettura". Un principio che non è nuovo: "Ma che, negli ultimi venti anni è stato costantemente disatteso. Abbiamo assistito all'impiego di risorse nella realizzazione di grandi opere e infrastrutture o iniziative di marketing urbano. Raramente, o mai, nella soluzione dei problemi reali delle città, dei territori in termini di habitat e di qualità della vita".
Di qui lo sforzo per ripensare, in un'ottica di rigenerazione complessiva del Paese, a tutta una serie di strutture   -dalle scuole agli spazi pubblici, ma non solo- che non rispondono più agli standard richiesti dalla vita odierna. Proprio durante la 'Festa dell'architetto', la deputata Serena Pellegrino della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, dopo avere visitato il Centro di accoglienza e Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, aveva definito i centri «Edifici assolutamente non consoni ad ospitare persone», notando che «I 55 milioni annui che vengono destinati ai centri di identificazione e di espulsione potrebbero invece essere investiti per una seria ed onesta accoglienza diffusa risistemando i beni di tutto il patrimonio immobiliare italiano».
(...)

 
 
 
 

 

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