Quando era stato annunciato, al termine del Consiglio dei ministri del 29 agosto, aveva suscitato grandi aspettative: oltre a far ripartire molti grossi cantieri, il decreto battezzato Sblocca-Italia prometteva una piccola rivoluzione nel mondo dell'edilizia che avrebbe dovuto dare un deciso impulso di vitalità al settore.
Tra le misure di cui si era parlato c'erano ad esempio il cosiddetto regolamento edilizio unico, che avrebbe semplificato nettamente la burocrazia per costruire o ristrutturare, la proroga di incentivi di grande successo quali le detrazioni fiscali per l'efficienza energetica e quelle per le ristrutturazioni semplici, l'introduzione di un bonus per chi "rottama" immobili a bassa prestazione energetica.
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Il regolamento edilizio unico invece per ora resta una speranza di architetti, geometri e ingegneri. "Dobbiamo confrontarci con tanti regolamenti edilizi diversi quanti sono i Comuni, circa 8400", lamenta al Salvagente Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale architetti, che ci ha aiutato a capire le norme del decreto.
Norme che sembrano averlo deluso: "Ci aspettavamo semplificazioni più decise, gli aggiustamenti fatti non sono per nulla rivoluzionari. Se vogliamo promuovere l'edilizia fermando il consumo di suolo - cosa sulla quale concordiamo - bisogna permettere di ristrutturare, demolire e ricostruire con maggiore libertà".