A quindici anni di distanza dall'approvazione della Direttiva Europea 384/85 sull'architettura, è importante fare il punto sullo stato d'attuazione in Italia ed in Europa.
Il fine della Direttiva era assai più elevato rispetto ad una mera «liberalizzazione» del mercato, non solo perché prevede specifici parametri di qualità riguardo agli iter formativi degli architetti europei, ma anche perché si prefiggeva l'obiettivo di promuovere la libera circolazione degli architetti in Europa.
Da sempre, infatti, il più profondo principio di integrazione tra i Paesi europei è e rimane la necessità di confrontare le diverse culture, esaltandone le differenze all'interno di un patrimonio comune.
Aiutare gli architetti a svolgere la loro professione all'esterno dei confini nazionali significa portare in altri luoghi una cultura, come quella architettonica, che per sua natura è pubblica ed esplicita.
Vista da questo punto di vista, la Direttiva ha fallito.