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Il Diritto al Paesaggio

 
Il Paesaggio
La percezione del nostro territorio e delle nostre città, nel suo insieme di spazi e forme costruite, rappresenta l'accesso immediato alla storia e alla memoria di una cultura mostrandoci, attraverso le forme e la materia, le tracce di ogni eventi passato e presente e facendoci intravvedere le possibili dinamiche di uno sviluppo futuro. Ciò che osserviamo in realtà è il paesaggio con la particolarità di non essere semplicemente la somma di categorie di elementi (ad esempio gli aspetti architettonici, naturali, biologici o storici), ma di essere la rappresentazione organica di tutti quanti insieme. Quindi la rappresentazione dell'ambiente naturale ed antropico costituito quindi dalla natura e dall'azione incessante dell'uomo nel corso della storia, realtà fisica  e rappresentazione della memoria. È da ricercarsi proprio nel processo di antropizzazione la creazione del delicato equilibrio che ha portato alla materializzazione del paesaggio così come oggi lo percepiamo. Ed in particolare questa azione dell'uomo, allorquando è stata la conseguenza di una "coscienza spontanea" della cultura del tempo, ha rappresentato la capacità razionale di interpretare il più profondo ego collettivo, attraverso un processo critico paragonabile ad uno spontaneo. Tale azione ha prodotto immagini così suggestive da trasformarle in icone vere e proprie dell'umanità stessa. (molto spesso riusciamo ad identificare intere civiltà, popoli o periodi storici attraverso scorci di paesaggio, ed architetture che vi partecipano, che ci sono stati tramandati)

Identità memoria e qualità
Il paesaggio quindi crea identità, conserva la memoria e determina la qualità della vita, cerchiamo, infatti, luoghi la cui vista dia il senso di armonia, di vivacità o di singolarità ed allo stesso tempo fuggiamo i luoghi la cui vista dia il senso di disordine, di piattezza, di prevedibilità. Un paesaggio equilibrato e ordinato produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico, un paesaggio disordinato o con elementi di casuale dissonanza produce disagio, inoltre un paesaggio è bello quando è riconoscibile come forma attesa di un determinato luogo, è brutto quando contiene elementi estranei che non si riconoscono come identificazioni del luogo. Il grado di benessere o di malessere che esso può produrre è legato a contenuti complessi e meno immediatamente percepibili, che sono una condizione essenziale per un paesaggio vivibile. Un luogo della memoria può essere esteticamente attraente poiché induce visione romantica della nostra storia passata però allo stesso tempo potrebbe essere difficilmente visitabile o abitabile. Alo stesso modo costruzione ipertecnica potrebbe attrarre per le innovazioni tecnologiche e funzionali ma essere disastrosa come luogo del vivere quotidiano, poiché priva di elementi necessari alla memoria e propri delle nostre abitudini culturali.
La qualità del paesaggio, quindi, deriva in varia misura secondo i casi da aspetti estetici, quali l'ordine, l'equilibrio formale, la varietà ed anche il disordine pittoresco e le dissonanze singolari, ma anche da aspetti di identità, cioè da forme di una struttura che riconosciamo adatta alla funzione del vivere, siano esse singole o nel loro insieme e dal delicato equilibrio che si instaura con la collettività che lo abita e ne forma parte integrante.

Il paesaggio x tutti
Appare indiscutibile quindi, per un individuo, associare la piena appartenenza ad una cultura, ad una collettività , ad una città, con la piena e completa possibilità di partecipare e vivere il paesaggio. Riteniamo che la negazione o la privazione anche parziale di accesso al paesaggio possa costituire una barriera, una forma di emarginazione e di separazione, più forte di quanto possano rappresentare ostacoli e le barriere fisiche. La personalità di un individuo e la propria capacità di interazione con il resto della collettività  si misura con il grado di accessibilità di questi nei confronti del paesaggio urbano e territoriale, della storia e della memoria delle dinamiche sociali e di sviluppo. Questo senso delle cose è tanto più reale quanto prepotente è l'avvento della tecnologia che rende ogni giorno più semplice ed immediato l'accesso alla città ed ai servizi, minimizza la componente fisica della barriera, e crea un nuovo paesaggio che ha necessità di una gestione complessa e che aggiunge alle tradizionali forme del costruito i contesti immateriali derivanti da una città digitale che lentamente si sta sovrapponendo alla città fisica ( Information e comunication technology, domotica, robotica, reti digitali...) assumendone a volta le sembianza a volte sostituendola con nuove regole "prospettiche".

La trasformazione
Il paesaggio, quindi, si modifica inesorabilmente nel tempo e varia nello spazio, possiede un equilibrio, che non è necessariamente  statico e che è passibile di modificazioni o trasformazioni parziali o sostanziali. L'ambiente può modificarsi da solo o per opera dell'uomo ed in questo caso l'impegno di chi pianifica i territori o progetta e realizza opere è di far sì che le modificazioni inevitabilmente prodotte, nell'ambiente e quindi nel paesaggio, creino nuovi equilibri che siano altrettanto validi dei precedenti.

Matteo Capuani

 
 
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