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Architettura e Comunicazione: parla Vittorio Gregotti

 
Questa intervista è stata pubblicata sul Focus di Novembre 2007
 
 

Quali cambiamenti ha introdotto la tecnologia digitale nel processo creativo della produzione architettonica?

Forse una sovrapposizione dei mezzi sui fini. Quando si opera creativamente, invece, sono i fini l'aspetto importante. Qualsiasi cambiamento di strumento ha un'influenza anche sui processi ma non bisogna equivocare: il mezzo non è il fine.
 
 

Come è mutata la comunicazione dell'architettura in funzione di internet e dei media della società globale?

Credo sia peggiorata notevolmente. Sembra prevalere la volontà di comunicare in sé e non ci si preoccupa più di cosa si comunica. Spesso si è spinti dal desiderio di farsi conoscere, di apparire, come se si trattasse di prodotti pubblicitari. Credo, invece, sia molto più importante essere che apparire.
 
 

Quale futuro vede per i mezzi di comunicazione tradizionali e, in particolare, per quelli riferiti all'architettura?

Bisognerebbe distinguere tra le riviste e i libri. Le prime sono molto cambiate, dopo le avanguardie e i movimenti che le usavano per divulgare le proprie opinioni sono diventate uno strumento professionale. Per quanto riguarda i libri penso abbiano una loro stabilità. Non si leggerà l'"Orlando Furioso" su internet.
 
 

Oggi si può ancora parlare di funzione sociale dell'architettura?

Se ne parla troppo poco. Il rapporto con la società e la storia deve essere critico e come tale rappresentare una componente fondamentale.
 
 

L'architettura italiana contemporanea preferita.

Se parliamo di quella moderna forse l'asilo infantile Sant'Elia a Como.
 
 

L'architettura internazionale contemporanea preferita.

I due architetti contemporanei che preferisco sono sicuramente Alvaro Siza e Tadao Ando
 
 

L'edificio storico al quale è più legato.

Sant'Ambrogio a Milano. Mi piace, nella sua architettura, il rapporto tra le irregolarità e la forma complessiva.
 
 

La città o il luogo al mondo che ama di più.

Praga o Venezia.
 
 
 
 

Un luogo o un edificio che immagina o sogna.

Parigi.
 
 

Un luogo o un edificio che vorrebbe cancellare.

Io credo che sia una sciocchezza la demolizione perché bisogna pensarci prima.
 
 

Un libro da ricordare.

"La notte" di Antonioni. È una grande scoperta di Milano.
 
 

Un film da ricordare.

Haydn, perché lavorava come un vero artigiano.
 
 

Una musica da ricordare.

 
 
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