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Professioni, nuova stangata in vista

 

Gli ordini hanno fatto poco o nulla per aprirsi alla concorrenza

Testata:
Italia Oggi
 
Data:
25-04-2008
 
Autore:
Ignazio Marino
 
 
Concorrenza sconosciuta alle professioni. A quasi due anni dall'approvazione della prima lenzuolata di liberalizzazioni, gli ordini hanno fatto poco o nulla per aprirsi al libero mercato. E le norme varate con decreto legge dall'allora ministro per lo sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che hanno eliminato i minimi tariffari obbligatori e i divieti su pubblicità e società, sono praticamente rimaste sulla carta. Sono queste le conclusioni alle quali è giunta l'Antitrust. Che, dopo un anno e mezzo di lavoro, ha terminato l'indagine conoscitiva del settore. Indagine pronta per essere inviata a giorni, sotto forma di segnalazione, al nuovo esecutivo per evidenziare alcune cose inamovibili: tariffe minime e pubblicità in testa. Già, perché, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, dal nuovo report emergebbe chiaramente come quasi tutte le categorie non hanno fatto pochi sforzi per adeguarsi. Certo, tutti i vertici delle professioni hanno provveduto a modificare i propri codici deontologici interni, così come previsto dal Bersani entro il 31/12/2006, ma il più delle volte le norme sono state aggirate. Come nel caso degli avvocati. Che hanno eliminato l'inderogabilità dei minimi tariffari ma hanno inserito dei limiti oltre i quali si lede il decoro della professione e quindi il legale rischia anche di essere radiato dall'albo. Stesso discorso sulla pubblicità: è ammessa quella informativa ma con il divieto di andare sulle tv. Dagli avvocati agli architetti passando per gli ingegneri e i geologi la situazione non migliora. E il codice deontologico diventa lo strumento per annacquare le liberalizzazioni. Con l'avvio della nuova legislatura, quindi, Catricalà riprende in mano una battaglia iniziata più di dieci anni fa (si veda tabella) da Giuliano Amato e continuata da Giuseppe Tesauro. Secondo quanto trapela da ambienti vicini all'Authority, infatti, in occasione della costituzione del nuovo governo va ribadita la necessità di una maggiore apertura alla concorrenza per non perdere le conquiste fatte negli ultimi due anni. All'orizzonte, quindi, si intravede già un nuovo braccio di ferro Antitrust-professioni. Risale solo a pochi giorni fa l'ultima polemica (si veda ItaliaOggi del 5 aprile 2008) fra le due rappresentanze. Catricalà, in visita a Catanzaro, ha denunciato nuovamente un sistema di accesso ingessato per avvocati, architetti e ingegneri («Tutte professioni con una spiccata ereditarietà da padre a figlio dell'attività»). Accuse immediatamente rispedite al mittente. Insomma, il nuovo botta e risposta è dietro l'angolo, se non altro perché gli ordini continuano da anni a contestare all'Antitrust un approccio troppo impreditoriale alle professioni quando queste, dicono gli ordini, svolgono un'attività intellettuale. Simbolo dello scontro, non a caso, sono le tariffe minime. Considerate un limite alla concorrenza dal garante e tutela per i cittadini dalle categorie. Non solo. Per il Cnf dire che le liberalizzazioni sono volute dall'Ue non corrisponde al vero e cita la sentenza Cipolla emessa dalla Corte di giustizia nel 2006 nella parte in cui si ammette «la possibilità di prevedere dei minimi tariffari se questi servono a tutelare la buona amministrazione della giustizia». Sulla stessa linea d'onda il Notariato. Che spiega: «Nell'attività notarile i minimi trovano la loro giustificazione nella natura pubblica della funzione esercitata, nell'esigenza di tutelare l'interesse generale alla certezza dei rapporti giuridici, nei rigorosi controlli sull' accesso alla professione e sul suo esercizio e nelle rilevanti asimmetrie informative che si riscontrano ne settori della contrattazione con i consumatori, così come riconosciuto anche nella "direttiva Bolkestein," che ha escluso i notai dagli interventi di liberalizzazione del mercato».


 
 
 
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