salta ai contenuti
 
CNAPPC
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Si conclude il XXIII Congresso Mondiale UIA Torino 2008

 

Cerimonia di chiusura - passaggio del testimone tra Torino e Tokyo

Si è concluso oggi  il XXIII Congresso Mondiale di Architettura.
La manifestazione si conclude con grande  soddisfazione da parte degli organizzatori con un totale di oltre 10.140 iscritti, di cui la metà erano stranieri, da ogni paese del mondo, in particolare da Brasile, Colombia, Giappone, Nigeria, Cina e India.

"Non siamo venuti qui solo a parlare ma anche e soprattutto ad ascoltare - dichiara Leopoldo Freyrie, relatore generale del Congresso UIA Torino 2008 - Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006, nella sua lectio magistralis ci ha insegnato molto: se non siamo capaci di ascoltare possiamo costruire cose belle, ma non cose utili".
"I 5 giorni di congresso sono stati una stimolante occasione di incontro e confronto per la comunità internazionale degli architetti - conclude Freyrie - per un obiettivo comune di responsabilità  a servizio della società".

"L'architettura dell'era elettronica - ha detto Raffaele Sirica, presidente del Consiglio Nazionale degli archietti pianificatori paesaggisti e conservatori italiani - deve contribuire a neutralizzare le patologie delle grandi aree urbane, andare oltre i linguaggi, sia accademici che sperimentali, ormai in fase involutiva, che ignorano la crisi ambientale e sociale. Ciò può avvenire solo attraverso un processo, quello della Democrazia urbana per la qualità, ovvero attraverso consultazioni nelle comunità e l'intreccio virtuoso tra architettura sostenibile e urbanistica, per realizzare trasformazioni condivise"

"Gli appuntamenti più seguiti  -  ha affermato Riccardo Bedrone, presidente del congresso - sono stati gli incontri con alcuni dei grandi nomi dell'architettura contemporanea e delle giovani promesse per l'architettura di domani". Il Palavela e le sale del Lingotto, ogni giorno gremiti di studenti, architetti e giornalisti per ascoltare personaggi come Massimiliano Fuksas, Paolo Soleri e il premio nobel per la pace 2006 Muhammad Yunus, hanno ospitato oltre 100 incontri e seminari in programma.  

Oltre alla tavola rotonda guidata da Bruno Vespa, con Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, momenti fondamentali della cerimonia di chiusura sono stati due: il saluto di Mikhail Saakashvili, Presidente della Repubblica della Georgia e il passaggio di consegne a Tokyo, sede del prossimo Congresso Mondiale di Architettura nel 2011.

"Vogliamo costruire un mondo a colori - questo il messaggio di Mikhail Saakashvili - fino a qualche anno fa tutto era in bianco e nero. Tutti gli architetti sono invitati in Georgia per costruire e rinnovare un paese che può essere bellissimo".

La cerimonia si è chiusa con il passaggio di consegne ufficiali tra il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e il rappresentante della Città di Tokio, Shikiro Fukushima.

Momento centrale della giornata di chiusura è stata la presentazione del Manifesto di Torino, documento conclusivo del congresso in cui sono sintetizzati i problemi dell'architettura di oggi e le principali sfide di domani: "Per un nuovo modello di sviluppo che si riconcili con la natura e la tuteli in una nuova alleanza; per una società post consumistica che rimetta al centro dell'attenzione i valori primari dell'umanità. Per ridefinire i contorni della modernità affinché ristabilisca l'armonia con i cicli della natura. Per un'architettura che si faccia interprete della natura, che difenda e valorizzi la biodiversità declinata a tutti i livelli: estetica, etica e politica". Questo in sintesi l'impegno futuro del mondo dell'architettura nell'incipit del Manifesto di Torino in cui è sintetizzato il lavoro di questo congresso.

"Perché gli architetti si fanno carico di queste problematiche? - recita ancora il Manifesto -  Perché questa professione è profondamente connessa con i processi di trasformazione del territorio e il loro ruolo, assieme ad altre figure, può essere decisivo nella regìa di una complessità di saperi da mettere in gioco.E perché nessuno deve delegare le proprie responsabilità. Come dice Barry Commoner, "Se si deve fare pace con il Pianeta, siamo noi a doverla fa
 
 
 
Area Riservata
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
torna ai contenuti torna all'inizio