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  La repubblica.it:Intervista a Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale architetti  

La repubblica.it:Intervista a Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale architetti

 
Trasformare le periferie in aree urbane, in "brani di ecocittà", sviluppati sui principi di sostenibilità ambientale, vivibilità, dialogo tra passato e futuro.

Quali saranno i temi portanti del Congresso?
«L'obiettivo del Congresso è uscire dall'autoreferenzialità dei discorsi da esperti e utilizzare l'architettura come strumento per risolvere concretamente le crisi sociali e territoriali in atto. Questo tema, quello che abbiamo chiamato "transmitting architecture", il tema portante della manifestazione appunto, è quello che ci ha fatto scegliere come sede dell'evento, superando candidati illustri come Tokyo e Siviglia».

In che modo l'architettura può diventare una soluzione alla crisi generalizzata delle città che sta attraversando l'Italia ma anche il resto del mondo?
«Creando delle ecocittà, centri urbani sviluppati secondo una pianificazione che tiene conto di alti standard in materia di protezione ambientale, risparmio energetico, grazie a sistemi di raccolta differenziata, trasporto urbano pulito, uso di fonti energetiche alternative, soluzioni di design innovative e accesso illimitato alle tecnologie».

In Italia a che punto siamo nella pianificazione territoriale urbana, anche confrontandoci con il resto d'Europa?

«Purtroppo in Italia non c'è molta sensibilità su questi temi e la classe politica sta facendo ben poco. Al contrario di Regno Unito e Francia, dove i governi hanno già steso dei piani di sviluppo sostenbile delle ecocittà. Mitterand già parlava nel 1989 di trasformare le periferie in città con il piano Banlieue '89. Gordon Brown e Sarkozy, sono già partiti con un piano di sviluppo delle loro ecocittà. In Italia stiamo lavorando per portare avanti il discorso della qualità dell'architettura contemporanea, avviato al Forum di Assisi nel 1998 e siamo in attesa di una risoluzione europea, attesa che si sta protraendo a causa delle alterne vicende politiche italiane».

Quali sono le sue proposte per risolvere i problemi urbani e trasformare in città le periferie?

«Occorre innanzitutto organizzare più concorsi di progettazione, in Italia se ne fanno pochi, mentre si indicono tante gare d'appalto, poco stimolanti per la creatività e l'innovazione; serve una pianificazione vera delle opere pubbliche, anche valutando l'impatto territoriale extra-amministrativo, che coinvolga gli utenti finali, come avviene in Francia per esempio. Partendo dalle basi di questa democrazia urbana, si possono trasformare le periferie in "brani" di ecocittà, con nuovi alloggi per giovani e immigrati. Non quartieri dormitorio ma aree urbane che siano un punto di incontro tra la storia e il futuro».

di Agnese Ananasso
 
 

 

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