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repubblica.it: Intervista a Leopoldo Freyrie

 
Il relatore generale spiega la vocazione "democratica" del Congresso, dell'apertura ai giovani e della missione etica dell'architettura.

Qual è il filo conduttore del Congresso?

«Trasmettere l'architettura ai cittadini di tutto il mondo. Oggi l'architettura deve saper ascoltare le esigenze dei cittadini, interpretarle e ritrasmetterle nei progetti stessi.»

Il Congresso ha una vocazione democratica. In che senso?
«L'architettura deve rispondere ai problemi urgenti nell'era della globalizzazione, come l'emergenza abitativa, ambientale e la convivenza tra gente diversa. Problemi emergenti sì, ma che hanno poca visibilità. Si indagherà sul rapporto tra architettura e società in trasformazione, sulla necessità degli architetti di interpretare e realizzare i bisogni urgenti delle popolazioni, con la realizzazione di strutture pubbliche e private, con interventi ecosostenibili e soprattutto non invasivi, ovvero che non sconvolgano la cultura e la tradizione di un popolo, come invece sta avvenendo nei Paesi in via di sviluppo.»

La prima lectio magistralis verrà dedicata al linguaggio dell'architettura contemporanea. Qual è il ruolo del linguaggio dell'architettura? E come è cambiato?

«Negli ultimi anni la lingua e le forme dell'architettura sono spesso stati identificate con il creatore dell'opera, una sorta di marchio di fabbrica. Dunque più un fenomeno di costume, guidato dal marketing. Un'architettura fine a se stessa. L'architettura deve invece interpretare in modo poetico ed etico le esigenze urbane.»

Il tema "trasmettere l'architettura" guarda al passato, al presente e al futuro. Con quali accezioni?
«Il primo grande filone del congresso "Cultura, il passato" vuole evidenziare l'importanza della cultura dell'architettura per i cittadini. I cittadini devono essere sensibili e consapevoli dell'importanza dell'architettura. A questo fine, la necessità di creare degli archivi storici disponibili a tutti. Il secondo filone, "Democrazia, il presente" rientra nell'accezione che ho dato prima, ovvero della missione dell'architettura di interpretare le urgenze urbane. Nel terzo, infine, "Speranza, il futuro" si parlerà di sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e politica. L'architettura deve intervenire, senza scolvolgere le società, senza farsi guidare da semplici strategie di mercato.»

Il Congresso ha un respiro internazionale. Quanti Paesi parteciperanno?
«Ben 120, da tutto il mondo, dall'India al Sud America, dal Libano all'Asia e al Giappone. Non uno scenario eurocentrico.»

Concorsi, workshop, eventi dedicati ai giovani. Perché?
«I giovani sono il futuro. Nei prossimi anni saranno loro a interpretare la società. Al congresso si ascolteranno i grandi architetti, ma anche i giovani.»

Cosa vi aspettate da questa edizione?
«Certamente non si ha l'intenzione di risolvere i problemi mondiali, ma di mettere un paletto importante, e fotografare la composita realtà attuale, per orientare l'architettura. Quest'ultima deve assumere un valore etico, al servizio della società».

di Francesca Gugliotta
 
 
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