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  Le conclusioni del Presidente Sirica al XXIII Congresso Mondiale - Torino 2008  

Le conclusioni del Presidente Sirica al XXIII Congresso Mondiale - Torino 2008

 
Agire localmente, pensare globalmente. Le parole d'ordine per l'architetto del terzo millennio: coordinatore, regista, direttore d'orchestra, traduttore.

C'è un libro in Italia, che sta avendo grande successo, che ha aperto, nel nostro paese un nuovo dibattito politico.

Lo ha scritto l'attuale Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Il titolo è "La Paura e la Speranza". Il libro riguarda l'Europa e la crisi globale che si avvicina, e la via per superarla. Sulla copertina appare il sottotitolo:  "sta emergendo il lato oscuro della globalizzazione, ma una via d'uscita esiste, e una politica basata sui valori può trovarla".

Sedici anni fa, era il 1992,  un importante architetto europeo aveva già annunciato, e con precisione, i principi fondamentali che solo oggi animano il dibattito politico europeo.sa

L'architetto era il madrileno Rafael de La-Hoz, ex presidente dell'uia: in occasione della DirettivaServizi 92/50, aveva affermato, che un nuovo fantasma si stava aggirando per L'Europa: era il fantasma del fondamentalismo monetarista.

"Il sentimento di scoramento, - affermava de La- Hoz - si presenta quando scopriamo che la competitività richiestaci non si basa sulla Qualità, ma solamente sugli interessi materiali delle Grandi Società.

Non è «il regno della ragione» come disse Hegel. Non nasce dalla poetica che ha ispirato Joan Sebastian Bach, Bruegel o Francesco d'Assisi; e nemmeno dalla luce intellettiva di altri come Cartesio, Platone o Newton, Erasmo o Kant.

Nasce invece dal monetarismo di Laffer, Pinochet, o Friedman.

In queste circostanze, la figura del libero professionista stona, non trova sbocco, il suo estro indipendente infastidisce e la sua etica offende. Il buon senso dei mercanti suggerisce che i Professionisti vengano tolti dalla scena e soggetti al loro potere economico. Cominciamo a far sapere a questi signori che non ci piace il loro progetto. Che vogliamo avere il nostro posto in questa bella, limpida e appassionante avventura chiamata Europa. Dove la vita non si misura soltanto con parametri monetari. Né, il successo, è sempre il darwiniano trionfo del più forte. Che siamo liberi professionisti, e quindi amiamo la libera concorrenza. Ma la concorrenza per la qualità, nell'interesse dei cittadini."

Dunque queste le parole d'ordine del nostro ex Presidente del Mondo, sedici anni fa! Parole che ci ricordano Frank Loyd Wright quando diceva:

"Ogni architetto deve essere un profeta. se non sa guardare avanti almeno dieci anni, non chiamatelo architetto"

Un congresso mondiale dell'architettura deve essere il luogo dove alzare lo sguardo, allargarsi allo scenario globale, fare i conti con il quadro complesso di cambiamenti epocali. Il primo di questi cambiamenti riguarda le dimensioni del mercato. La crescita del Prodotto Interno Lordo  mondiale, la crescita degli anni novanta, e quella degli anni dal 2000 al 2007, con l'emergere delle "nuove economie", ha dimensioni mai vissute nella storia del globo, traducendosi in un epocale impulso all'urbanizzazione e all'infrastrutturazione del territorio.  


L'analisi delle dimensioni del mercato mondiale delle costruzioni e della progettazione, che, con lo studio del Cresme abbiamo sondato, mostra un valore della trasformazione  fisica del territorio nel 2007 vicino agli 8.000 miliardi di dollari. Qui dentro sta il mercato della progettazione. Una prima riflessione che dobbiamo svolgere riguarda la capacità di usare queste risorse per la qualità. In questo contesto il ruolo degli architetti è decisivo.

Il secondo cambiamento epocale ci pone di fronte ai temi emergenti dell'inquinamento, dell'innovazione tecnologica e del costo dell'energia.

Le città, gli edifici, nelle forme tradizionali dell'agglomerazione e del costruire,  consumano e inquinano, ma con le nuove tecnologie possono diventare  i luoghi di un nuovo progetto: quello della città eco-compatibile, la eco-town.

E' una nuova utopia che deve orientare la progettazione, guidarla sposando il processo di innovazione tecnologica, e aprendo nuovi orizzonti all'integrazione di tutti i saperi tecnici.

L'architetto come coordinatore, regista, direttore d'orchestra, traduttore.

Il terzo cambiamento epocale riguarda i tempi difficili che ci aspettano: dopo la fase di crescita che abbiamo vissuto, i prossimi anni disegnano ombre cupe, i tassi di crescita dell'economia mondiale rallentano, quelli delle economie avanzate ristagnano, irretiti dalla crisi immobiliare e della finanza, e alcuni paesi più deboli cominciano a mostrare la sofferenza che deriva dalla ripresa dell'inflazione e dalla crescita eccezionale dei prezzi dei prodotti alimentari.

Lo squilibrio tra chi vince e chi perde segnerà i prossimi anni più di quanto non abbia fatto nel recente passato e segnerà le forme dell'abitare per molte persone. Anche in questo contesto l'architettura è chiamata ad innovare e a trovare soluzioni sociali, soprattutto "di qualità a basso costo", per chi è in difficoltà, per chi non ce la fa.

E' chiamata ad un impeto di innovazione che porta a sviluppare nuovi modelli di offerta basati sull'integrazione delle esperienze, delle conoscenze e delle risorse. Insomma, con la Democrazia Urbana per la qualità, si tratterà di orientarsi verso una "nuova frontiera eco-metropolitana": l'architettura quale organismo "vivente" in simbiosi con l'Uomo e la Natura.

L'architettura dell'era elettronica, digitale, dovrà contribuire a neutralizzare le patologie delle grandi aree urbane, dovrà andare oltre i linguaggi, sia accademici che sperimentali, ormai in fase involutiva, che ignorano la crisi ambientale e sociale. E il tema di fondo, allora, è quello del ruolo della professione di fronte a questi scenari di cambiamento:  il tema di fondo è nella definizione delle linee valoriali, etiche, di responsabilità e di innovazione che è in grado di seguire l'architetto, l'architetto, ovvero colui che per natura disegna e organizza il processo di trasformazione fisica del mondo  (Sarkozy).

e concludendo: questo congresso mondiale dovrà avere una ricaduta anche qui, nel mio paese, in italia, dopo secoli di gloria, e alcuni decenni di rallentamento. La grande opportunità  del confronto di questi giorni, con i rappresentanti degli architetti del mondo segnerà una svolta fondamentale anche nella bella avventura durata dieci anni, con il nuovo corso degli ordini italiani. Esattamente dieci anni fa, nel '98, nacque ad Assisi il Forum Europeo per le politiche architettoniche.

L'anno successivo, nel '99, qui a Torino, fu acclamato un manifesto europeo che si trasformò, nel 2000, nella proposta di "Risoluzione per la Qualità Architettonica dell'Ambiente Urbano e Rurale", poi approvata nel 2001 all'unanimità dal Consiglio dell'Unione  Europea.

Lunedì scorso, in apertura del Congresso, il Ministro della Cultura italiano si è impegnato a rilanciare la legge nazionale per la qualità architettonica.

Allora, oggi, carissimi colleghi, approfittando della forza che ci viene,  dalla vostra presenza, qui a Torino, lanceremo alle Istituzioni del nostro paese una nuova parola d'ordine: "perché l'Italia torni al futuro, trasformiamo le nostre periferie in brani di ecocittà"

Attraverso la "Democrazia urbana per la qualità", ovvero consultazioni nelle comunità e intreccio virtuoso tra architettura sostenibile e urbanistica, per trasformazioni condivise.

Agire localmente, pensare globalmente.

A conclusione di questo Congresso Mondiale, sarà approvato, ancora qui a Torino, dall'UIA, un Manifesto, che guarderà al futuro, e che annuncerà il possibile "superamento  della crisi delle grandi aree urbane attraverso la eco-metropolis".

E stavolta sarà il Manifesto della comunità mondiale degli architetti, che rappresenterà un impegno etico fondamentale a beneficio di tutti i cittadini del pianeta. Grazie ancora, un abbraccio a tutti, e arrivederci a Tokio, nel 2011, per continuare i nostri lavori.

Torino, 3 luglio 2008

 
 

 

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