Com'è nata l'idea della rivista?
«Nasce in primo luogo, come africano
integrato in Italia. Penso sia giusto far conoscere la cultura del continente
da dove vengo; essendo architetto di formazione credo che la sconoscenza
dell'architettura africana vada diffusa, anche fra dagli italiani. Per questo
abbiamo fatto lo sforzo di realizzare la rivista in lingua italiana in modo che
la gente che non ha la possibilità di andare in Africa possa capire come gli
africani gestiscono lo spazio, come lo interpretano e far nascere un dibattito
anche fra noi africani. Il tutto senza far perdere i valori che ci sono sia da
una parte che dall'altra».
(...)
Quali sono le principali caratteristiche
dell'architettura africana?
«L'architettura
africana vive ancora nella manualità, uno dei fondamenti dell'architettura che
è anche arte. Fondamentale è saper gestire la manualità, la capacità di
trasformare. Qualcuno penserà che sia un aspetto arcaico, ma questa è la realtà
che va trasformata e migliorata e alla quale è necessario dare alcune norme che
purtroppo ancora oggi non siamo riusciti a divulgare. (...)