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  Negozio Olivetti  

Negozio Olivetti

 

Questa intervista è stata pubblicata sul Focus di Maggio 2011

 
 

Le Assicurazioni Generali hanno restaurato il Negozio Olivetti nelle Procuratie in Piazza S. Marco a Venezia. Come è nata questa decisone?

Una volta rientrate in possesso dello spazio del Negozio ad Aprile 2009, le Generali non hanno avuto dubbi sull'opportunità di far ritornare alla bellezza originaria quest'opera ritenuta a ragione uno dei massimi esempi di architettura moderna. L'approccio non poteva essere diverso da quello applicato al resto del patrimonio monumentale, come Piazza Venezia a Roma, Piazza della Signoria a Firenze, Piazza Unità d'Italia a Trieste e Piazza Cordusio a Milano. Per ognuno di questi edifici di enorme valore le Generali hanno svolto operazioni di recupero mirate per individuarne la miglior utilizzazione.

 
 

È singolare un incontro tra una compagnia assicurativa e un negozio, seppure speciale

Potrebbe sembrare singolare, ma non lo è. Non è infatti un caso che a metà degli anni '50 un imprenditore innovativo come Adriano Olivetti si sia incontrato con la Compagnia. Pur nella netta differenziazione dei ruoli e dei profili di rischio tra industria e assicurazione, questo incontro ha inventato uno "show room" ante litteram in un punto di massima visibilità internazionale per le macchine da scrivere e da calcolo tecnologicamente più avanzate dell'epoca. A riprova di questa capacità di affiancare con investimenti lungimiranti lo sviluppo delle industrie italiane all'avanguardia, ricordo un altro incontro determinante per l'architettura mondiale: quello con Giorgio Mondadori, sempre a fine degli anni '60, allorché le Generali finanziarono e costruirono a Segrate la nuova sede di AME, opera dell'architetto brasiliano Niemeyer.

 
 

Per un restauro conservativo servono professionisti e artigiani di alto livello. Con quali criteri li avete scelti?

La struttura immobiliare delle Generali ha una consolidata esperienza nelle ristrutturazioni, recuperi e restauri di edifici di grande valore artistico ed architettonico, tutelati dalle Soprintendenze. Ogni volta però è una storia a sé, per impostare la quale occorre calarsi nell'oggetto. Era impensabile restaurare un'opera come il Negozio Olivetti, così veneziana e così moderna, senza ricorrere al sapere artigianale che Carlo Scarpa esaltava nella ricerca della perfezione. Peraltro, alcune "botteghe" che avevano lavorato con lui erano ancora attive ed è stata la scelta migliore sfruttare le competenze che si sono tramandate di padre in figlio. Restaurare un'opera d'arte è sempre difficile e richiede una grande sapienza, ma a Venezia tutto si complica ed anche i professionisti non potevano non conoscere profondamente Venezia, come l'architetto Gretchen Alexander che ha condotto prima gli studi e le ricerche, in stretto contatto con la Soprintendente, architetto Renata Codello, e poi diretto i lavori, coordinati da un'altra ditta veneziana, la Garbuio.

 
 

Perchè avete individuato nel FAI il partner ideale per valorizzare e tutelare quello che molti considerano il capolavoro di Carlo Scarpa?

Il rapporto con il FAI è un rapporto di lunga data, così come consolidata è la serie di successi del FAI nel far vivere alcuni tra i più bei luoghi d'Italia. In tutte le esperienze di successo alla base c'è la professionalità e la motivazione, entrambe possedute dal FAI. Le Generali, comunque, non si sono "spogliate" del bene, ma lo ha dato in comodato al FAI affinché lo gestisca e lo tuteli al meglio, secondo le linee guida della Soprintendenza. E noi non siamo abituati ad essere partner "dormienti".

 
 

Quale ritorno vi aspettate da questo investimento?

Un intervento di questo genere richiede un impegno economico e manageriale di tutto rispetto, il cui ritorno non è certo misurabile con criteri economici. All'inaugurazione, svoltasi lo scorso 20 aprile, qualche intervento ha anche ricordato, oltre all'investimento per il restauro, i mancati incassi conseguenti alla decisione delle Generali di far diventare il Negozio Olivetti il museo all'opera di Carlo Scarpa. Non cerchiamo neppure un ritorno di immagine o di pubblicità. Riteniamo semplicemente che un Gruppo come il nostro debba manifestare la propria Responsabilità di Impresa a partire dalla sua identità e storia e Venezia, col simbolo del Leone e le Procuratie, è un pezzo imprescindibile della nostra storia. Lo testimonia anche l'impegno per la Cultura a Venezia che riguarda anche il Teatro La Fenice, la Fondazione Cini e l'Istituto "Studium Generale Marcianum" del Patriarcato di Venezia.

 
 
 
 

 

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