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Spazi per studiare e confrontarsi nel segno di un'architettura mediterranea

 

Questa intervista è stata pubblicata sul Focus di Luglio 2011

 
 

Quali sono stati i criteri di scelta del progetto e dei progettisti per la nuova sede della Facoltà di Architettura di Pescara?

La domanda di laboratori didattici e aule per le esigenze specifiche della Facoltà di Architettura è esplosa nel corso dell'ultimo decennio, quando si è fatta pressante la richiesta da parte degli studenti e del corpo docente, alle prese con continui problemi organizzativi dovuti alla cronica mancanza di laboratori adatti alla didattica del progetto; e quando è aumentata bruscamente la popolazione studentesca nel "Polo Pindaro" di Pescara, che oltre Architettura ospita altre tre facoltà: Economia, Lingue e Scienze manageriali. Per far fronte a questa domanda l'Ateneo ha deciso di utilizzare prioritariamente lo spazio libero attiguo al complesso esistente, di proprietà dell'università, varando al tempo stesso un programma di sviluppo pluriennale in un'area limitrofa destinata dal Prg a servizi. Si è dunque puntato nella prima fase a realizzare due edifici nuovi (servizi di segreteria, aule e laboratori per Architettura), come addizioni alle strutture  esistenti. In una seconda fase, si è previsto il raddoppio delle volumetrie esistenti - "Nuovo Polo Pindaro" - su un'area confinante.  Con il nuovo complesso in corso di ultimazione i laboratori progettuali trovano finalmente gli spazi appropriati. Sono previste anche aule per la didattica frontale, coprendo così gran parte delle esigenze didattiche della facoltà.                                                                          
I progettisti dell'opera, di dimensioni contenute ma con funzioni  particolarmente qualificate, sono stati scelti dall'Ateneo all'interno del corpo docente della facoltà. Si è tenuto conto della loro elevata qualificazione professionale, ma anche della conoscenza delle questioni specifiche poste dalla didattica del progetto. Queste doti hanno consentito di entrare nel vivo delle problematiche architettoniche connesse alla progettazione del nuovo edificio, con una conoscenza "dal vivo" dei requisiti spaziali e d'uso dei nuovi ambienti destinati agli studenti dei vari corsi d'architettura e d'ingegneria delle costruzioni. In particolare il professor Ludovico Micara, oggi presidente del corso di laurea quinquennale in architettura, per la sua competenza di merito e per l'esperienza professionale, era apparso un candidato particolarmente versato a interpretare il progetto dei laboratori didattici integrati, che costituisce una delle innovazioni più rilevanti nella formazione degli studenti-architetti.

 
 

Per una facoltà di architettura la sede non è solo una necessità didattica ma anche un manifesto culturale. Come si esprime tutto questo nel vostro caso?

Gli spazi della nuova sede, soprattutto quelli destinati ai laboratori integrati, rappresentano effettivamente un manifesto implicito della qualità, che si rivolge in primo luogo agli studenti, ma anche a un pubblico più ampio all'interno dell'Ateneo, nella città e nella regione. Del resto, già alla fine degli anni Ottanta il nostro campus di Chieti, al quale aveva concorso un altro nostro docente - il prof. Barbieri - per conto della società d'ingegneria vincitrice dell'appalto, aveva ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, e con la sua immagine aveva contribuito a veicolare con efficacia un'idea di qualità degli studi insieme a quella dell'Ateneo. Ci attendiamo che anche questo nuovo polo didattico per Architettura a Pescara, seppure a una scala molto più limitata, venga percepito come un segnale di qualità dentro e fuori l'università. La risorsa su cui puntiamo soprattutto è la qualificazione degli spazi per la didattica. Questi spazi sono concepiti come luoghi non solo per apprendere e pensare, ma anche per fare, sperimentare, interagire scambiando opinioni e proposte. Spazi per riunirsi in gruppo, ma anche per lavorare da soli, per esporre i propri elaborati e prendere visione del lavoro degli altri e anche spazi che, in particolari occasioni come workshop o seminari, siano utilizzabili nel loro insieme, rendendo manifesta un'elaborazione collettiva che non deve essere confinata in un ambito ristretto.                                                                                                                          
La forma architettonica dell'edificio riflette un'idea di architettura già esplorata nell'insegnamento e nella ricerca progettuale della scuola di Pescara. Con una posizione culturale volutamente distante dall'adesione acritica agli stilemi globalizzanti del moderno e del contemporaneo, e votata piuttosto alla ricerca di un difficile equilibrio tra i diversi valori che qualificano un'architettura "mediterranea". Dove contano inventiva, morfologica, materialità e figuratività degli edifici, l'articolazione sapiente e allo stesso tempo minimale della spazialità e del paesaggio urbano. Ne discende un'organizzazione ben leggibile di contrappunto tra due volumi tra loro in continuità, un corpo alto e un corpo basso, rispettivamente destinati al blocco multipiano delle aule tradizionali e ai laboratori didattici.  Questo dispositivo, servito da un percorso all'aperto a quota ribassata, funge da filtro tra lo spazio interno al "Polo Pindaro" e quello esterno della città, dove è prevista in particolare la prossima realizzazione di una  strada-parco percorsa dal trasporto pubblico a emissione zero. L'articolazione dei due volumi primari viene sottolineata dal ricorso a linguaggi, materiali e sistemi costruttivi diversi tra loro, declinati con l'obiettivo di valorizzare la molteplicità delle forme contro l'uniformità un po' monotona dell'edificio preesistente.

 
 

Quali soluzioni architettoniche e impiantistiche sono state adottate per il nuovo edifico?

Come già ricordato, il complesso si compone di due parti interconnesse figurativamente e funzionalmente. Un edificio orizzontale destinato ad accogliere i laboratori progettuali e un edificio verticale per le aule riservate alla didattica tradizionale. I due edifici definiscono nel loro insieme la testata occidentale dell'intero Polo Pindaro: particolarmente significativa, dal momento che si configura come uno dei principali accessi al nuovo Campus, a cavallo con la confinante area Gaslini destinata a sua volta a servizi urbani e per il tempo libero.
Elementi distintivi del complesso sono il volume pressoché cubico rivestito in travertino dell'edificio multipiano destinato alle aule. Poi un sistema molto articolato di strutture in materiali leggeri, che hanno il compito di rendere ben riconoscibile l'immagine e le sue relazioni con il contesto: la copertura in legno lamellare rivestita di lamiera zincata al titanio dei laboratori didattici, la pensilina in travi sagomate di legno lamellare e vetro del foyer aperto di ingresso agli stessi laboratori, la struttura trasparente in acciaio e vetro che avvolge il volume d'ingresso alle aule e che sporge in alto a disegnare la testata  proteggendo lo spazio interno dall'irraggiamento solare.
Le due parti del complesso, che sviluppa 1960 mq, sono accessibili a due quote diverse, collegate tra loro da una rampa: la quota zero, corrispondente al livello del piazzale di ingresso e la quota ribassata a -2.70 che ricalca il  percorso già esistente sul retro dell'area, in diretta connessione con i diversi livelli del corpo di fabbrica preesistente dove è alloggiata attualmente la Facoltà.
L'edificio orizzontale è destinato alle aule-laboratorio. La loro forma particolare è dovuta al nuovo tipo di didattica che postula uno spazio polivalente, dove si possa disegnare sui tavoli da disegno, ma anche riunirsi in gruppi per discutere su temi comuni o per assistere alle proiezioni. In questi spazi  si può sostare e lavorare non solo nelle ore istituzionalmente dedicate al laboratorio, ma anche nei tempi residuali e possibilmente anche al di là degli orari di apertura della Facoltà. Qui si svolgeranno le attività del Laboratorio integrato d'anno che mira alla convergenza operativa delle discipline della Composizione architettonica con le altre che concorrono alla costruzione del progetto in contesti di apprezzabile complessità.
Il laboratorio è conformato  da un grande spazio unitario di 40.30 x 16.30 m, che appoggia  alla quota inferiore ed è protetto da una copertura in legno lamellare formata da travi reticolari, connesse tra loro da spicchi di volta a botte ribassata. La luce piove dall'alto e lateralmente dalle vetrate che chiudono sui prospetti i timpani triangolari. Al centro della sezione corre, per tutta la lunghezza del grande spazio, un soppalco largo 5 m, portato da setti in cemento armato in corrispondenza della divisione tra le aule e collegato al livello inferiore da una scala anch'essa in cemento armato. Il soppalco, che integra la superficie dell'aula attrezzata con un ulteriore spazio occupato da tavoli da disegno, protegge una zona dell'aula più bassa e meno luminosa dove proiettare diapositive, riunirsi in gruppi per discutere o ascoltare le comunicazioni del docente.
Questo grande spazio unitario a doppia altezza, pavimentato in campi di cemento levigato e parquet di legno, è suddiviso da tramezzi non portanti in quattro laboratori di circa 200 mq. Tali tramezzi sono costituiti da una parte centrale opaca, rivestita in doghe di legno e cava al suo interno per ospitare i condotti dell'impianto di condizionamento e da due parti laterali in vetro che dovrebbero offrire trasparenza riducendo al massimo l'introspezione e al tempo stesso consentire la percezione, da ogni aula, della struttura spaziale complessiva e del sistema delle volte.
I quattro laboratori sono accessibili da un percorso lineare continuo, largo 2.70 m, di servizio ad altri ambienti che, al di sotto dell'edificio alto delle aule, completano la dotazione di spazi per i laboratori didattici. Si tratta dei servizi e di un grande ambiente destinato a uffici per la ricerca e ad attività complementari a quelle dei laboratori didattici.
L'accesso dall'esterno ai laboratori è caratterizzato da un ampio spazio aperto, protetto da una pensilina in legno lamellare e vetro e pavimentato in campi lineari di cemento levigato separati da strisce-gradini di travertino, dove studenti e docenti possano sostare al coperto.
Il percorso lineare continuo che costeggia longitudinalmente verso Nord tutto l'edificio pavimentato in cemento levigato, costituisce la mediazione funzionale e spaziale tra i laboratori e il grande foyer aperto. La sua immagine è definita dal fitto intersecarsi delle trame sfalsate dei setti in c.a. che portano la copertura dei laboratori e delle travi in lamellare della pensilina esterna, ancorate a una trave longitudinale in c.a. sostenuta da setti, sempre in c.a.
L'articolata copertura dei laboratori, con falde inclinate a 60° che convergono su spicchi di volte a botte, fa sì che le acque meteoriche vengano convogliate da una parte verso la copertura del percorso sopra descritto e di qui ad un canale di gronda nel quale si raccolgono anche le acque provenienti dalla copertura in vetro della pensilina. Dall'altra parte, sul versante della strada-parco, le acque confluiscono, attraverso doccioni e discendenti, verso un canale di raccolta entro il cavedio che fiancheggia la parete esterna dell'edificio. All'interno di tale cavedio salgono anche le scale di sicurezza dei laboratori dalla quota -2,60 alla quota della strada-parco.
Conclude la sequenza dei laboratori didattici verso l'estremità occidentale dell'area l'edificio per le aule  di Architettura, impostato alla quota zero in modo da essere accessibile direttamente dal piazzale di ingresso su viale Pindaro.
Questa realizzazione arricchisce le strutture didattiche della Facoltà di Architettura, dotandole di sei nuove aule di 127 mq ciascuna, distribuite su tre piani e collegate attraverso scale, ballatoi e un ascensore. La sua immagine assume una valenza prospettica particolare, poiché  costituisce la testata della nuova realizzazione e il landmark  di ingresso al comprensorio che si sviluppa aldilà della strada-parco. Qui dovrebbe aver sede il futuro Campus universitario a ridosso dei nuovi Tribunali, nell'ampio paesaggio dominato in primo piano dai colli pescaresi e, sullo sfondo, dalla Maiella.
L'edificio si articola in due volumi complementari tra loro. Il corpo stereometrico opaco, che contiene le aule per la didattica frontale, rivestito in travertino e segnato sui prospetti laterali da grandi vetrate contenute dalla struttura in c.a. Il corpo trasparente e obliquo dello spazio d'ingresso e delle scale, che si protende verso l'alto e all'esterno attraverso gli schermi metallici che difendono dal sole la facciata in acciaio e vetro.
Penetrando nella scatola vetrata attraverso due ingressi contrapposti, protetti da pensiline avvolgenti in acciaio inox che contengono le porte, si entra in un grande spazio a tutta altezza, attraversato da scale e ballatoi. Tutta la struttura di questo spazio è metallica, mentre le pavimentazioni sono in cemento levigato per il piano d'ingresso, il piano rialzato e le relative scale di connessione, in tavolato di legno su grigliati Keller appoggiati alle travi metalliche per le altre scale e ballatoi. Una parete-telaio verticale, sempre in acciaio, accompagna e sostiene i ballatoi, proteggendoli dal vuoto della scala.
Da questo grande spazio trasparente e luminoso si può scendere in basso (-2,60) per collegarci al percorso lineare continuo che porta alle aule laboratrio, e al laboratorio modelli; oppure si può salire ai tre piani superiori (+1,40, +5,40, +9,40) ed entrare nel grande corpo in pietra per accedere alle aule per la didattica frontale, dopo aver superato un filtro costituito dai volumi, sempre in pietra, dei bagni e dell'ascensore.
Le uscite di sicurezza delle aule sono poste sul retro del volume alto, in corrispondenza del distacco, giunto di dilatazione e compensazione, tra le due parti del complesso. I ballatoi metallici esterni scendono poi a terra, attraverso scale parallele portate dalla parete affacciata sulla strada parco. Su questo lato dell'edificio è anche collocata la scala di sicurezza che sale dalla quota -3,40.
Particolare attenzione è stata dedicata alla soluzione dell'impianto di trattamento dell'aria e di condizionamento, dal momento che l'architettura e gli spazi, soprattutto nel corpo basso dei laboratori didattici, prendono forma dalle strutture e superfici resistenti che li sorreggono e li avvolgono. Non sono previsti perciò in questa parte del complesso, controsoffitti o doppie pareti; è stato invece pensato un ampio cavedio ispezionabile, al di sotto della pavimentazione, nel quale corrono i tubi di mandata e di ripresa dell'aria. Questi provengono dal locale tecnico adiacente dove l'aria viene opportunamente trattata e quindi salgono all'interno di ciascuna delle pareti cave di divisione tra le aule, da cui una serie di tubazioni minori, in vista, distribuisce in maniera uniforme l'aria all'interno dell'aula.
Nel caso dell'edificio alto gli apparecchi di trattamento dell'aria sono collocati sul terrazzo di copertura, da dove le tubazioni scendono attraverso cavedi a sviluppo verticale contenuti all'interno della parete di separazione tra le due aule di ogni piano. Per quanto riguarda il corpo d'ingresso in acciaio e vetro, l'aria, trattata sempre in copertura, viene condotta in basso attraverso il cavedio posto accanto al volume interno dell'ascensore, per essere immessa nell'alto spazio, dopo aver attraversato l'area filtro, opportunamente controsoffittata, tra le scale e l'ingresso alle aule.

 
 

Come si integra il nuovo edifico di architettura con il progetto complessivo di ampliamento dell'ateneo firmato dello studio romano ABDR?

Abbiamo già osservato che il nuovo edificio per laboratori ed aule della facoltà di architettura è stato pensato come la  testata occidentale del sistema lineare che si snoda dal nuovo edificio delle segreterie sul fronte opposto ad oriente e prosegue lungo il corpo di fabbrica che contiene attualmente le quattro facoltà pescaresi. Nel prossimo futuro, quando verrà inaugurata la strada-parco alle spalle del complesso universitario esistente, l'intero accesso verrà ribaltato in prossimità di questa testata, che immette nella strada-parco ricollegandosi alle grandi attrezzature urbane esistenti e in programma   (nuovo tribunale, nuovi complessi direzionali, commerciali e residenziali della stazione di Porta Nuova). Al tempo stesso questo edificio funge da cerniera rispetto al Campus Nuovo Pindaro, firmato dallo studio ABDR, da tempo in previsione, ma ancora in attesa di finanziamenti.
Il nuovo edificio, e in particolare la sua parte alta, inclinata e sporgente con i suoi brise-soleil metallici, si configura come uno snodo significativo che intende esprimere, anche figurativamente, le inedite relazioni urbane tra il polo esistente e quello progettato dallo studio ABDR.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Area Riservata
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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