Le casse
di previdenza dei liberi professionisti hanno un problema. E non è quello della
sostenibilità a 50 dei bilanci imposto in modo un po' rude dal ministro del
lavoro Elsa Fornero. Il problema vero, ben più difficile da risolvere, è che la
crisi economica degli ultimi anni ha reso sempre più evidente che le promesse
fatte più o meno da tutte le casse di vecchia generazione non potranno essere
mantenute ancora a lungo. Occorre stringere i freni se non si vuole precipitare
nel baratro. Un solo dato. I patrimoni degli enti sono mediamente pari a un quinto
del debito che gli stessi hanno accumulato verso i loro iscritti. Chi pagherà i
restanti quattro quinti? Fino a ieri la risposta era sottintesa: le nuove
generazioni, la rivalutazione dei patrimoni, lo sviluppo economico. Oggi invece
i patrimoni perdono di valore, i redditi dei professionisti hanno cessato di
crescere e le giovani generazioni presentano profili professionali sempre più
precari. Ma soprattutto non ci stanno a pagare i privilegi di chi è già andato
in pensione con certi trattamenti che loro non si potranno neanche sognare. A
questo punto il diktat della Fornero può trasformarsi in un assist per le casse
che, messe con le spalle al muro, si trovano la strada spianata per far passare
quelle riforme che, pur essendo necessarie, finora sono state politicamente
improponibili. Magia dei governi tecnici. In pratica, non potendo garantire una
sostenibilità dei bilanci attuariali a 50 anni, sarà giocoforza per tutte le
casse passare al sistema contributivo.
(...)