Roma, 3 agosto 2012. "Il Dpr approvato dal
Consiglio dei Ministri - nell'ipotesi che le indiscrezioni sul testo trovino
conferma - dà attuazione ad una Riforma, nel suo complesso, sostanzialmente
utile; che, nel suo insieme, adegua finalmente - come da tempo richiedevamo - le
nuove regole professionali a quelle europee, confermando la peculiarità del ruolo delle professioni, nella società
italiana, nei confronti dei cittadini. E' attenta, per il tramite del tirocinio
e della formazione permanente, ad un innalzamento degli standard professionali:
questo si traduce - per quanto riguarda gli architetti italiani - in maggiori
livelli di sicurezza dei cittadini e dell'abitat".
Così il Consiglio
Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
"Ora siamo pronti -
con lo stesso approccio propositivo con il quale in quest'ultimo anno ci siamo
confrontati, anche avanzando forti critiche, con due Governi e con il
Parlamento - ad applicare presto e bene questa Riforma e a completarla con
elementi di autoregolamentazione, riscrivendo, ad esempio, le norme
deontologiche perché garantiscano in modo ancora più chiaro e trasparente i
cittadini e l'ambente".
"Siamo pronti a riformare in modo radicale -
continua - il nostro modo di essere architetti per adeguarci alla contemporaneità,
al mondo globalizzato, tenendo saldi quei principi di etica che continuiamo a
considerare il vero elemento di distinzione delle libere professioni e che
consentono - a noi architetti - di adempiere al nostro principale dovere che è
quello di creare le condizioni affinché le future generazioni possano vivere in
luoghi più vivibili, ma soprattutto, più
sicuri".
"Ora, stabilite le nuove
regole - e poiché abbiamo da tempo dimostrato che non siamo una casta chiusa
nel proprio mondo autoreferenziale - continua ancora - attendiamo che il Governo ed il Parlamento
valorizzino le numerose proposte - così
come è stato fatto per quelle avanzate
proprio sulla Riforma delle professioni che sono state in gran parte
recepite - che gli architetti italiani hanno elaborato per contribuire alla
soluzione della crisi del Paese. Come altre comunità professionali abbiamo
messo il nostro know how, al servizio del Paese, soprattutto in questo periodo
di forte difficoltà, elaborando studi e progetti sulla rigenerazione delle
città, sulle funzioni di sussidiarietà e sull'uso di strumenti innovativi
contro la burocrazia, sulla semplificazione delle norme edilizie ed
urbanistiche, sulla collaborazione nel penetrare i mercati internazionali,
sull'istituzione di reti professionali, sull'accesso al credito per gli
architetti".
"E' ora di mettere a
frutto e di valorizzare gli Ordini professionali - conclude - che sono organi
dello Stato e che costituiscono un importante rete sul territorio, pronta a
fare i proprio dovere con entusiasmo e spirito di sacrificio: se lo Stato non è
capace di mettere a frutto le risorse che ha già, per insipienza o pregiudizio,
difficilmente l'Italia avrà un futuro sostenibile".