Diciassette anni di attività, dieci opere realizzate in Italia e 40 negozi in giro per il mondo, un fatturato dell'ordine dei 2 milioni di euro. Quattro soci e sei associati che da gennaio diventeranno 11, in tutto 35 persone. Sono questi i numeri che descrivono il lavoro dello studio milanese Piuarch guidato dai cinquantenni Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario. A loro è stato assegnata la prima edizione del Premio «Architetto Italiano 2013», indetto dal Consiglio nazionale degli architetti.
«La struttura collettiva dello studio è alla base di una grande capacità di dialogo con realtà diverse per cultura, aspettative, risorse economiche e tecniche - ha spiegato la giuria presieduta da Cino Zucchi, curatore del Padiglione Italia alla Biennale 2014 -. Progetti come quello per il Centro Congressi a Riva del Garda ma soprattutto edifici come i Bentini Headquarters a Faenza, Le Quattro Corti a San Pietroburgo, le residenze sovvenzionate a Sesto San Giovanni e gli Uffici Porta Nuova a Milano dimostrano come si possano perseguire nuove forme di urbanità e nuovi ambienti di vita e lavoro all'interno di condizioni professionali in profondo e continuo mutamento». Piuarch è lo studio dell'anno perché secondo la giuria rappresenta un modello per i 150mila architetti italiani: opera in Italia e all'estero a diverse scale (da quelle del disegno urbano a quelle degli interni) e ha saputo conquistarsi un ruolo nel mercato privato lavorando con grandi committenti, come i marchi della moda D&G e Kering ma anche con sviluppatori immobiliari come Hines. Lo studio rappresenta un riferimento per chi fa il mestiere dell'architetto: i soci hanno condiviso la gavetta in uno studio affermato (si sono conosciuti lavorando con Vittorio Gregotti); lo studio non ha un leader ma è una squadra di professionisti che valorizza lo spirito collettivo; Piuarch ha investito nella ricerca partecipando a numerosi concorsi pubblici e privati (alcuni vinti ma molti rimasti sulla carta).
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