|
Costruzioni: Freyrie, Architetti, "scenario drammatico, difficile sopravvivere al 2014"
Roma, 27 gennaio 2014. "E' quanto mai strano come non sia chiaro a tutti che se il settore delle costruzioni continuerà nel suo trend negativo - che ha registrato un ulteriore crollo del 37% nei permessi di costruire, mentre sono quasi 14 mila le imprese di costruzione che hanno chiuso i battenti - l'intera filiera non sopravvivrà al 2014 e con essa milioni di professionisti, aziende e famiglie. E non andrà meglio per le banche, la cui esposizione nei confronti del mondo delle costruzioni è altissima: la mera politica di disinvestimento che stanno praticando farà saltare il banco e morirà Sansone con tutti i Filistei".
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
"In questo scenario più che drammatico né la politica, né chi ha le responsabilità di dirigere le politiche economiche europee e italiane, né Banca d'Italia sembrano rendersi conto della realtà, che gli architetti italiani, fornendo dati, continuano a dimostrare".
"Il Consiglio Nazionale degli Architetti, come ANCE e ANCI - continua - ha già da tempo proposto soluzioni chiare e praticabili: un piano nazionale di Rigenerazione delle Città (RIUSO); l'esclusione dal patto di stabilità della messa in sicurezza degli edifici e la loro rigenerazione a fini energetici. Ed ancora: rendere bancabili i titoli edilizi regolari; coordinare le politiche di credito; spostare risorse da grandi infrastrutture, spesso solo teoriche, agli interventi sulle città; creare un fondo per i progetti per poter accedere ai fondi comunitari e ai finanziamenti BEI".
" Misure queste che dovrebbe essere adottate subito altrimenti continueremo ad avere morti e disastri poiché le nostre case non reggono un terremoto così come una frana ed una alluvione; il patrimonio edilizio andrà a fine vita, continuando a consumare inutilmente energia per oltre 20 miliardi all'anno; il decadimento degli immobili privati continuerà rapidamente fino a inficiarne il ruolo di garanzia del debito pubblico italiano. Avremo così disperso l'enorme valore per lo sviluppo dei monumenti e dei paesaggi della Bell'Italia e un know how tecnico, culturale e industriale unico al mondo".
"Tutti speriamo di avere le riforme costituzionali e del sistema politico, che sembrano essere l'unica priorità del Paese, ma vorremmo sopravvivere per vederle!".
|
|
|