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  Guglielmo Mozzoni e la Città ideale: la sua ultima battaglia in vista di Expo  

Guglielmo Mozzoni e la Città ideale: la sua ultima battaglia in vista di Expo

 
Testata:
Corriere della Sera
 
Data:
01-08-2014
 
Autore:
Annachiara Sacchi
 
 

La Città ideale, alta, bellissima, sostenibile, distribuita su dodici livelli tra abitazioni, orti e giardini, è stata la sua ultima battaglia. Guglielmo Mozzoni la combatteva, in vista di Expo, con la stessa forza e caparbietà con cui in sidecar, il 25 luglio 1943, da giovane tenente si diresse in piazza San Sepolcro per chiedere la resa incondizionata del Partito nazionale fascista. Qualcun altro - con uguale coraggio - dovrà portare avanti il suo progetto: Mozzoni, architetto, ambientalista, illuminista, aristocratico e visionario costruttore di sogni, è mancato ieri nella sua città natale.
Un uomo del Novecento - era nato a Milano nel 1915 - proiettato nel Terzo Millennio. Diviso tra Varese e Milano, tra la casa nobiliare paterna e lo studio di corso Venezia dove, circondato da quadri stupefacenti e dai suoi stessi dipinti ad acquarello, prendevano vita idee e progetti per un'architettura in armonia con il paesaggio, tra utopia e filosofia. Campagne etiche ed estetiche durate un'esistenza e sempre condivise con la moglie, Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fai, sposata nel 1965.
Un uomo schivo, coltissimo, dotato di grande ironia. Amava raccontare: «Io sono venuto alla luce quando non c'era il telefono e si andava in carrozza. Sono partito per la guerra con la sciabola, sono tornato con il mitra e in paracadute» (e infatti così atterrò sul prato di San Siro con la «Missione Vincent» dello «Special Force»). Ricordi del tenente Mozzoni raccolti in un libro autobiografico da lui scritto e disegnato, dalla Resistenza alla collaborazione con gli Alleati e il Comitato di Liberazione Alta Italia. Illustrati con il tratto poetico dell'architetto «Don Chisciotte», come amava disegnarsi, a volte. Per sottolineare quel fervore partigiano che lo accompagnò sempre, soprattutto quando invocava un nuovo illuminismo nel costruire. È storica la sua lotta ai grattacieli, anche quando bisognava rinnegare il passato (laureato al Politecnico nel 1939, Mozzoni veniva da una scuola di pensiero tutta proiettata verso l'alto): «I grattacieli - diceva - sono frutto della mia generazione e ne sono stato un fervente fautore. Ma lo sviluppo verticale è da ritenersi superato».
(...)

 
 
 
 

 

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