Si terranno domani, alle 15.15, nella chiesa di San Nicolò i funerali dell'architetto Paolo Bandiera scomparso giovedì notte all'età di 70 anni.
Professionista dal 1962, a 25 anni, Bandiera, uno dei più illustri rappresentanti della città di Treviso, fu per anni presidente dell'ordine degli architetti, poi della Fondazione architetti. Una lunga carriera, dentro e fuori le mura cittadine, e uno stile, mai in discussione, che lo fece uscire a testa alta dal cantiere del restauro del teatro Comunale. Sua la penna che disegnò il palazzo di porta Appiani, il restauro delle carceri di Oderzo, grandi e piccoli progetti che hanno contribuito a trasformare la città.
Sua anche parte del recupero del teatro Comunale, progetto che portò alla «rottura» con Dino De Poli che, scontento delle balaustre, gli preferì Portoghesi. Una «staffetta » forzata che creò parecchie tensioni quando il teatro venne recuperato da Fondazione Cassamarca.
«Era un uomo libero - dice di lui ai giornalisti il figlio Francesco, nel frattempo entrato nello studio - un inguaribile ottimista. Aveva la capacità di riuscire a non pensare mai al passato, ma di proiettarsi sempre verso il futuro, senza legarsi a nessun carrozzone, carrozza o carrettino che fosse».
Lascia la moglie, i figli Francesco, Cristina, Giovannni, i sette nipoti e tante testimonianze. Alcune sono racchiuse nel grande libro che raccoglie 30 anni di lavori e altre, come il grande recupero della Cartoplastica sulla Restera, forse vedranno la luce tra qualche anno, sotto gli occhi del figlio, quasi fossero la sua ultima testimonianza.
Attorno all'architetto Bandiera, si è stretta in queste ore l'intera città che lo ricorderà domani quando a San Nicolò, alle 15.15 si svolgeranno i funerali.