Ci sono quelli bellissimi da vedere come il Carlo Felice di Genova ristrutturato da Rossi-Gardella-Reinhart-Sibilla, ma una volta aperti scopri che i camerini per i coristi sono al 14esimo piano con due ascensori... Altri, come lo Strehler qui a Milano, progettato da Zanuso proprio sulle esigenze dell'artista (Strehler) che però ha un palcoscenico con un unico "sfogo" per le scene perché nel lato opposto c'è un muro.... L'architettura ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni sia nell'estetica che nella progettazione, ma "messa in palcoscenico" non sempre ha saputo dare buoni frutti. Da noi come nel resto del mondo. Lo documenta un libro del Saggiatore che fa il punto sull'architettura teatrale nel mondo attraverso illustrazioni, esperienze, dialoghi tra architetti e artisti. Non un "cahier de doleance", ma un'occasione di riflessione che lancia molti buoni auspici per il futuro. Si tratta di Architettura & teatro: spazio progetto e arti sceniche presentato oggi alla Mondadori con Vittorio Sgarbi, Sergio Escobar il direttore del Piccolo e i curatori del volume, Daniele Abbado, Antonio Calbi e Silvia Milesi, rispettivamente un regista e uomo d'arte, un organizzatore culturale e un architetto perché non c'è nulla come l'architettura teatrale, ci dicono, che reclami l'apporto e la presenza di queste competenze specifiche .
«Girando per i teatri in tutti questi anni, ho visto dei veri disastri architettonici - spiega Daniele Abbado, regista e direttore artistico della Fondazione "I Teatri" di Reggio Emilia - Il restauro del Teatro dell'Arte, per esempio, ma anche l'Auditorium di Roma che ha sì cambiato pelle culturale alla città ma dal punto di vista strutturale è limitante. La verità è che il linguaggio dell'architettura e quello del teatro non si parlano più da tempo». Il libro ha provato a spezzare questo muro di incomunicabilità. A partire da un seminario triennale, dal 2004 al 2006 proprio a Reggio Emilia, ha raccolto i pensieri e le richieste di architetti e artisti di teatro, da Marco De Michelis a Pierre Boulez, da Gregotti a Luciano Damiani, a registi come Antonio Latella e Toni Servillo, «perché oggi non c'è più solo una idea di teatro e dunque nemmeno una sola idea di edificio teatrale», spiega l'altro curatore, Antonio Calbi, passato dalla direzione del Teatro Eliseo di Roma a quella del settore spettacolo del Comune di Milano, che cita due buoni esempi milanesi: il futuro Puccini e il rinnovato Parenti perché «frutto di concertazione tra le specialità non esibizione del solito architetto superstar. Il futuro del teatro sta qui: nella comune progettazione di architettura, gestione culturale e artisti». Concretamente lo dimostrerà un workshop, sempre a Reggio Emilia nel 2009: architetti, scenografi, artisti al lavoro per creare un nuovo teatro.