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Coltivare le diverse anime del futuro architetto

 

Professoressa Spadolini, quale crede sia il giusto punto di equilibrio, all'interno del percorso didattico, tra formazione accademica e disciplinare e pratica professionale?

Nella Facoltà  di Architettura si sviluppa un percorso formativo con due anime molto marcate: una tecnico-scientifica e l'altra umanistica. La forza della Facoltà è da sempre la capacità di fare emergere negli studenti la creatività per affrontare il progetto "dal cucchiaio alla città", cioè dal prodotto e dal progetto più legato alla scala del design sino al territorio e quindi all'urbanistica. La figura dell'architetto oggi si compone di molte sfaccettature, molte anime.

Lo studente può scegliere un percorso di studi quinquennale che forma l'architetto a tutto tondo oppure una laurea triennale specialistica, che a volte il mercato recepisce con più facilità. Nel  percorso che lo studente compie vi sono alcuni punti critici nell'interfaccia con la professione, soprattutto per la figura dell'architetto quinquennale che non ha l'obbligo del tirocinio e della formazione negli studi professionali. Mentre per il laureato triennale si creano maggiori opportunità di inserimento in aziende o enti al termine del tirocinio.

Ritengo inoltre essenziale guardarsi attorno, non si può parlare di architettura senza rapportarsi con il mondo: è quindi molto importante che gli studenti abbiano l'obbligo di passare un periodo all'estero, magari anche per un tirocinio. 
 
 

Quale valore ha la scelta di coinvolgere nel percorso formativo personalità e professionalità connesse a tematiche non strettamente legate agli insegnamenti di tipo compositivo?

Incontrare professori esterni per workshop o lezioni speciali vuol dire per gli studenti vivere i problemi sul territorio, seguire un docente che ti aiuta a risolverli e a diventare, domani, un professionista capace di interfacciarsi con la norma e con i vincoli. L'aspetto compositivo è solo una parte del progetto. Se non vogliamo avere un territorio fatto solo di poche emergenze ma un mondo con giovani architetti che credono alla professione e che nel quotidiano risolvono le diverse problematiche è necessario già durante il percorso formativo mettere i ragazzi a fianco di chi svolge fattivamente la professione. 
 
 

Le tante riforme universitarie che si sono succedute e, in particolare, gli ultimi provvedimenti in corso di definizione come incidono sulla definizione della figura professionale dell'architetto?

La riforma verso la quale stiamo andando è necessaria perchè gli atenei così come sono strutturati non sono più pensabili, anche alla luce della crisi economica. Ritengo però che vada ponderata molto bene. Con la nuova riforma non esisteranno più le Facoltà ma le Scuole, come per altro in tutta Europa, per esempio, la Scuola di architettura sarà insieme a quella di ingegneria. Se questo è sicuramente un sistema molto intelligente per razionalizzare i finanziamenti, bisogna però stare attenti a non perdere la nostra identità. La formazione di un architetto è molto diversa da quella di un ingegnere, possono diventare figure complementari ma restano le differenze: la forza di un architetto è essere sempre riuscito nella storia a gestire il progetto alle diverse scale e con le diverse anime.

Questa riforma non mi spaventa se fatta sarà sviluppata bene e se noi architetti manterremo le nostre anime. Ben venga razionalizzare e rendere controllabili una serie di deficit presenti, ma occorrono sinergie. L'unico mio timore è che "il pesce grosso mangi il piccolo" e da sempre quello grosso si chiama ingegneria, perchè ha un'interfaccia con la professione molto diretta, proprio per le caratteristiche specialistiche. Al contrario gli architetti di solito si muovono autonomamente e trasversalmente sul territorio. 
 
 

Come si colloca il corso di laurea di Design all'interno dei processi formativi prima descritti?

Sono architetto però mi occupo di design, perchè nasco come tecnologa e ho sempre progettato. Dal 2000 sono docente di disegno industriale e la mia scuola di design ha ormai qualche anno: l'ho costruita, formata e metabolizzata. Il design apre molte strade allo studente perchè, oltre alla progettazione del prodotto, si occupa molto anche della sua comunicazione. Questo vuol dire che formiamo uno studente che sa come immettere sul mercato il prodotto che ha progettato, un percorso formativo che permette di acquisire differenti conoscenze che renderanno più facile il suo inserimento nel mondo del lavoro.

La Facoltà  di Genova, inoltre, vanta l'unico corso di laurea italiano in progettazione navale: certamente design, ma strettamente correlato con il progetto ingegneristico. Una barca è un prodotto altamente tecnologico dove si riesce a fare moltissima ricerca che l'università poi trasferisce anche in altri settori. A Genova esiste anche l'unico corso di laurea in progettazione degli eventi che permette di aprire nuovi mercati alla professione del progettista.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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