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Laboratori di progettazione ambito di vera formazione

 

Professor Torricelli, in funzione della sua esperienza di docente e poi di preside della Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, ritiene siano ancora attuali le modalità e le procedure attraverso le quali si costituisce un programma di lavoro, di ricerca e quindi di didattica all'interno dell'università? Quali modifiche, a suo avviso, sono necessarie per stare al passo con le esigenze delle nuove generazioni e soprattutto per porre il progetto sempre più al centro della formazione?

Nel 2000, quando la Facoltà  di Architettura Civile diede inizio all'attuazione del D.M. n. 509, le criticità più evidenti erano il perdurare del divario tra la durata legale e quella effettiva degli studi in architettura; la progressiva riduzione di tesi di laurea seriamente rivolte al progetto di architettura; la frammentazione e la disarticolazione dell'impegno degli studenti a discapito dei confronti e delle integrazioni tra le esperienze condotte.
Per queste ragioni, il progetto formativo che la Facoltà si è data, ha posto al centro l'esperienza dell'allievo nei Laboratori di progettazione. Il riferimento è quello - dalle radici antiche - del progetto di architettura come concorso e coesistenza di saperi molteplici. Ma, mentre nell'ordinamento precedente, fondato sulle cosiddette aree disciplinari, veniva affidato allo studente il compito di intrecciare per conto proprio le conoscenze, nel nuovo modello l'ambito operativo di sintesi sono i Laboratori, presenti in ciascuna annualità con un peso pari alla metà dei crediti complessivi. Il Laboratorio diviene così il luogo in cui si intrecciano concretamente la ricerca e la didattica. Questa è certamente una modifica importante; le scelte compiute hanno consentito di adeguare in pochi anni i piani degli studi, costruendo un impianto formativo che ha ottenuto sin da subito il riconoscimento europeo e il crescente apprezzamento da parte degli studenti, confermato dall'elevato numero di domande di iscrizione ai corsi di studio.
 
 

Quali priorità si è posto per la gestione della Facoltà?

L'identità della Scuola, la Formazione, la Ricerca e il ruolo del progetto, le relazioni interne all'Ateneo e con il mondo esterno. Queste alcune delle priorità cruciali per la gestione della Facoltà.
Fino dal suo momento fondativo, l'ambizione della Facoltà di Architettura Civile è stata, infatti, quella di essere a pieno titolo una scuola, cioè un luogo in cui la conoscenza non viene semplicemente trasmessa ma viene prodotta secondo orientamenti riconoscibili e riconosciuti.
La Facoltà  può dunque rivestire un importante ruolo di indirizzo per selezionare i settori sui quali costruire una strategia che restituisca autorevolezza al contributo scientifico e propositivo nel merito delle trasformazioni che investono la città e il territorio.
Perché  ciò avvenga, la condizione essenziale è che il confronto si svolga intorno a occasioni concrete di ricerca e progetto, che vedano l'impegno condiviso a presentare all'esterno i lavori didattici e di ricerca prodotti dalla Facoltà. Occorre pertanto rilanciare uno spirito politico, impegnandosi ad esprimere posizioni culturali coerenti con i propri fondamenti e, proprio per questo, capaci di misurarsi con le istanze esterne, i fenomeni sociali ed estetici attuali, le forme espressive contigue e talvolta autonome rispetto ai singoli recinti disciplinari.
In questo processo lo studente non deve essere ridotto a semplice recettore neutro di informazioni. Al contrario, deve essere posto nelle condizioni di poter compiere, nel senso pieno del termine, esperienze che contribuiscano a consolidare la sua consapevolezza dei mezzi e degli strumenti appresi, anche mettendola a confronto con diversi punti di vista, con differenti procedure e pratiche progettuali.
 
 

Come si potrebbe, a suo avviso, coinvolgere di più gli studenti e i docenti rispetto alle problematiche dell'inserimento lavorativo? E quanto incide la crisi sul passaggio dalla formazione al lavoro?

L'attuale congiuntura economica ha, indubbiamente, ripercussioni serie anche sulla capacità occupazionale dei nostri laureati. Vi è però da sottolineare come, almeno per quegli studenti con medie elevate e percorsi formativi regolari, la prima occupazione, generalmente coerente con gli studi compiuti, arrivi a pochi mesi dalla Laurea.
Recentemente, per stimolare un dialogo con la realtà esterna e sensibilizzare docenti e allievi alle esigenze e modalità lavorative attuali, la Facoltà  di Architettura Civile ha percorso l'esperienza del laboratorio intensivo (21 settembre-9 ottobre 2009) su un argomento cruciale per la città di Milano: la trasformazione delle aree dismesse dagli scali ferroviari nell'ambito del territorio comunale (Farini, Greco, Lambrate, Rogoredo, Porta Romana, Porta Genova e San Cristoforo). Un processo che, per la collocazione strategica delle aree e per le quantità coinvolte, è in grado di contribuire in modo determinante ai mutamenti della città di Milano nei prossimi anni, non solo in relazione all'Expo, ma anche in vista di un necessario riordino del sistema di connessioni che, alla grande scala, proiettano la città nella sua più ampia regione.
Raccogliendo l'invito da parte dell'Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano, la Facoltà ha deciso di affrontare questi temi con il proprio patrimonio di conoscenze e di idee. Si è trattato di un'occasione importante per contribuire, dall'interno dell'Università, al dibattito sul futuro di Milano, sul suo ruolo e sulla sua architettura, mobilitando un impegno civile che si manifesta attraverso ricerche e proposte progettuali per la città.
 
 

Una forma di concorrenza delle Università, sotto il controllo del ministero dell'istruzione che avrebbe il compito di "accreditare, valutare, incentivare e soprattutto garantire il rispetto degli standard qualitativi" degli atenei, stimolerebbe la qualità del sistema universitario o lo impoverirebbe?

Nella condizione attuale, che vede crescere sensibilmente la competizione nazionale e internazionale per affermare il prestigio delle scuole di architettura, anche a fronte del drastico ridimensionamento delle risorse disponibili, si impone l'esigenza che i le Facoltà e corsi di studio definiscano con maggior precisione un proprio progetto culturale; allo stesso tempo bisogna rinnovare l'impegno nel settore delle relazioni esterne, a partire dalle altre Facoltà in Italia e all'estero con le quali devono essere consolidate concrete occasioni di scambio. Un confronto culturale, su temi attuali e strategici, potrebbe arricchire il progetto formativo delle Facoltà; un sistema a "rete" sarebbe di certo preferibile a una mera competizione che si tradurrebbe in nuove difficoltà per il sistema universitario nazionale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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