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Salvare il memoriale di Auschwitz per tutelare la storia, la cultura e l'arte italiana

 

Lettera aperta all'Onorevole Giancarlo Galan Ministro per i Beni e le Attività Culturali

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, pianificatori, Paesaggisti e Conservatori esprime la propria preoccupazione per le gravi condizioni di abbandono nelle quali versa il Memoriale dei Deportati Italiani presso il campo di concentramento di Auschwitz.

L'opera è stata realizzata nel 1979 all'interno della baracca numero 21 del famigerato campo nazista con il contributo di alcune figure di spicco della cultura italiana del XX secolo: l'architetto Lodovico Barbiano di Belgioioso dello studio BBPR, lo scrittore Primo Levi, il compositore Luigi Nono, il regista Nelo Risi e l'artista Pupino Samonà.

L'impegno interdisciplinare di queste personalità ha determinato la creazione di un'opera d'arte costituita da una spirale che, in un'articolata narrazione spaziale, temporale, visiva e sonora capace di condurre il visitatore attraverso un percorso avente l'obiettivo, come disse Belgioioso, di "trasmettere ai vistatori una sintesi dello stato d'animo di milioni di esseri umani ridotti alla condizione di schiavi o di bestie da macello".

L'attenzione verso l'opera in questione, significativa tanto per i propri contenuti artistici che per le proprie peculiarità politiche e sociali, è stata anche in momenti recenti sollecitata da associazioni, professionisti, ordini professionali e studiosi che le hanno dedicato convegni, pubblicazioni ed iniziative tese alla tutela del bene.

All'interno di queste manifestazioni di attenzione si richiama quella recente ed assai autorevole pubblicata da Cesare De Seta, eminente storico dell'architettura contemporanea, su L'Espresso del 10 marzo 2011 a titolo "Salviamo la nostra memoria di Auschwitz".

L'ipotesi prospettata dalle autorità  italiane di trasferire l'opera presso il Campo di Fossoli, invece che procedere al recupero "in situ" dell'opera, appare contraddittoria sia dal punto di vista logistico che da quello disciplinare in quanto il Memoriale ai Deportati Italiani perderebbe qualsiasi senso compiuto allorché separato dal drammatico contesto che lo ha generato.

Pur essendo consapevoli delle difficoltà di tipo economico che il Paese attraversa e della purtroppo costante ristrettezza dei fondi destinati alla cultura gli architetti italiani chiedono che il Ministero compia uno sforzo per procedere alla doverosa tutela di un bene che appartiene intimamente alla nostra storia.

L'intervento sul progetto di Belgioioso avrebbe quindi la peculiarità di affermare il primato della cultura e della vita su tutto ciò che nel corso della storia ha operato, e talvolta tuttora opera, per negare la libertà di espressione e, più in generale, la dignità umana.

Crediamo che in tal senso la tutela del Memoriale dei Deportati non avrebbe semplicemente lo scopo, peraltro meritorio, di tutelare e conservare a futura memoria una particolare opera d'architettura ed arte concepita da alcuni illustri connazionali ma avrebbe, proprio nella particolare contingenza economica e sociale che stiamo vivendo, la particolarità di affermare il primato della cultura e della ragione sopra ogni altra istanza.

Gli architetti italiani sono in tal senso convinti che un Paese con le tradizioni e la storia dell'Italia debba sempre mantenere quale imprescindibile priorità la valorizzazione della cultura e dei beni culturali, fisici ed immateriali, che ne hanno fatto una nazione senza pari.

La troppo prolungata disattenzione verso la tutela e la promozione del nostro patrimonio culturale ha fatto sì che l'Italia oggi investa troppo poco, e spesso male, su quello che dovremmo ragionevolmente considerare il  nostro bene primario, la risorsa sulla quale fondare lo sviluppo, sociale ed economico del nostro Paese: la cultura.

In tal senso un intervento sul Memoriale dei Deportati sarebbe un segnale importante e assolutamente non scontato.
 
 
 
 
 
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