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Gli agrotecnici ricorrono al Tar contro il provvedimento: troppo dirigismo sul tirocinio. Ma gli architetti non ci stanno

 
Testata:
Corriere Economia
 
Data:
19-11-2012
 
Autore:
Isidoro Trovato
 
 

Sembrava una storia finita. La riforma delle professioni era stata archiviata come acquisita da tutte le categorie. E invece il colpo di scena è arrivato alla fine (come nella più classica delle tradizioni). Dopo che gli agrotecnici hanno impugnato il Dpr 137/2012, si è riaperta la guerra all'interno del mondo professionale.
Il ricorso
Contro gli agrotecnici, che hanno fatto ricorso al Tar, si sono schierati per primi gli architetti e anche altre categorie sono entrate in fibrillazione. I motivi del ricorso sono molteplici ma «il caso più eclatante - sostengono gli agrotecnici - riguarda il regolamento per la formazione continua obbligatoria. Nella prima versione, il Dpr del governo spogliava arbitrariamente i Consigli nazionali delle funzioni loro assegnate dalla legge, auto-attribuendosi il compito di disciplinare la formazione continua, benché ciò fosse in contrasto con la legge».
(...)
A schierarsi al fianco del governo contro l'iniziativa degli agrotecnici ci sono gli architetti, che si sono spinti fino a inviare una lettera di solidarietà al ministro Severino. «Gli architetti italiani - sostiene Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale - considerano l'iniziativa sbagliata nella sostanza e nel metodo. Nella sostanza perché il Dpr di riforma delle professioni è un testo equilibrato e utile, che ha tenuto conto delle realtà professionali italiane, lasciando il giusto spazio di autoregolamentazione ai Consigli nazionali, innovando le regole delle professioni, ma mantenendo saldi i principi di salvaguardia costituzionale. Nella forma, perché l'Italia ha bisogno di cambiamenti profondi sempre impediti, nell'ultimo ventennio, dalla logica dell'interesse particolare che vince su quello generale».

 
 
 
 
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