Ciclo: "Architettura del Novecento a Torino" - Torino

Urban Center Metropolitano propone una serie di dibattiti pubblici per sondare lo stato di salute del patrimonio architettonico torinese del XX secolo, conoscere le opere di salvaguardia e valorizzazione promosse o realizzate, approfondire i casi critici, in particolare quelli che sono a rischio di abbandono o sostanziale trasformazione. L'iniziativa, in coerenza con il ruolo e l'azione di Urban Center, tenta di orientare il confronto fuori dalla sola polemica e verso una maggiore consapevolezza di alcuni temi, a cominciare dalla necessità di una riflessione culturale e tecnica sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio architettonico, fatto di episodi notevoli ma pure dell'ordinarietà del tessuto costruito, anch'esso elemento importante per puntare a una qualità urbana diffusa. Gli incontri, a cadenza quindicinale, affrontano differenti tipologie funzionali esaminando esempi specifici con l'intervento di storici, studiosi, progettisti.

Terzo incontro del ciclo, patrocinato dall'Ordine degli Architetti PPC della provincia di Torino, un appuntamento dedicato al tema dei cinema e dei teatri.

6 marzo, 3 / Cinema e Teatri

Importante e desiderata anomalia rispetto agli altri incontri del ciclo, incentrati su singoli progetti di trasformazione in corso, l'appuntamento di mercoledì 6 marzo pone intorno al tavolo osservatori, studiosi e protagonisti di un particolare filone del patrimonio storico e architettonico, diffuso nella città, tanto ricco di memoria quanto a rischio di abbandono: i teatri e i cinema del Novecento. Dall'Eliseo all'Astra, dall'Ambrosio al Lux, dall'Ideal al Lutrario, dal Vittoria al Teatro Nuovo, dall'ex Corso sino all'Auditorium Rai: si intrecciano progetti di livello internazionale e aneddoti, opportunità di sviluppo e minacce di oblio.

Intervengono

Lorenzo Ventavoli, imprenditore cinematografico ed ex presidente, Associazione Cinema Giovani

Maria Adriana Giusti e Susanna Caccia, docenti di restauro, Politecnico di Torino

Coordina

Marina Paglieri, La Repubblica