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CNAPPC
 

Architetti: 'aprire la libera concorrenza nei lavori pubblici'

 
Testata:
edilportale.com
 
Data:
31-07-2013
 
 

Stop alle continue modifiche al Codice dei Contratti con leggi omnibus che hanno frammentato il quadro normativo del settore degli appalti determinando una palude legislativa, in cui rimangono sempre più impantanati non solo gli architetti, ma l'intera filiera dei lavori pubblici: dai professionisti ai costruttori, dai fornitori ai produttori di tecnologie.
Sono gli architetti a lanciare l'allarme sulla situazione in cui versa il mercato dei lavori pubblici chiedendo, invece, a Governo e Parlamento una revisione organica del Codice dei Contratti (Dlgs 163/2006) e del Regolamento di Attuazione (DPR 207/2010), al fine di aprire il mercato ai giovani e di rilanciare il settore degli appalti, garantendo la libera concorrenza.
 
"Uno dei nostri obiettivi - sottolinea Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - è quello di impedire che gli affidamenti diretti di servizi di architettura e ingegneria delle Pubbliche Amministrazioni in favore delle Università continuino a violare la libera concorrenza nel mercato ed i principi comunitari di trasparenza, non discriminazione e pari opportunità".
(...)
"L'accesso al mercato dei lavori pubblici - ricorda - Rino La Mendola, Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti e componente del gruppo di lavoro interprofessionale - è attualmente sbarrato per gli effetti determinati dall'art. 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti. Questo articolo prevede che le stazioni appaltanti, redigendo il bando per gli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, fissino tra i requisiti tecnico-economici necessari per partecipare alla gara, non solo il fatturato che il concorrente deve dimostrare di avere maturato negli ultimi 5 anni (da due a quattro volte l'importo del servizio oggetto della gara), ma anche il personale tecnico (dipendenti o consulenti stabili) di cui il concorrente deve dimostrare di avere fruito negli ultimi tre anni (da due a tre volte il numero stimato nel bando)".
(...)

 
 
 
 
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