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L. Stabilità: Architetti, no a 45 mln per stadi

 
Testata:
ANSA
 
Data:
26-11-2013
 
 

"E' ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, dovrebbe però esserla per Governo e Parlamento ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia". Così il Consiglio nazionale degli architetti, giudicando ''apprezzabile che Governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro'' in tema di stadi, ''cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; ''non altrettanto - prosegue la nota degli architetti - che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico''.



Il comunicato nel lancio dell'Agenzia AGENPARL:
L. stabilità: architetti su stadi, no a 45 mln per fondo. Perso senso di priorità
Il tema degli stadi - che è sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di stabilità - è il paradigma di come in Italia si sia perso il senso delle priorità. Tutti auspichiamo - come è ovvio che sia - che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri di maggiore funzionalità anche per attività commerciali, così da essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere più sicuri per chi li frequenta: ma perché mai per questa operazione si sarebbero dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati? E perché mai - a differenza di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo - dovrebbe essere lo Stato ad investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede denaro pubblico perchè i privati trovano l'investimento adeguatamente fruttuoso?" Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori "E' apprezzabile che Governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non altrettanto che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico" "Considerati i morti e i disastri naturali - ma con lo "zampino" umano - che affliggono il nostro Paese, non sarebbe ora di dare il via ad interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200 miliardi di euro?" "E ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, ma dovrebbe però esserla per Governo e Parlamento, ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia".



Il comunicato nel lancio dell'Agenzia AGI:
L. Stabilita': Architetti, no 45mln per stadi; investire su edilizia

"Il tema degli stadi, che e' sembrato essere 
diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di 
stabilita', e' il paradigma di come in Italia si sia perso il senso 
delle priorita'". Cosi' in una nota il Consiglio Nazionale degli 
Architetti, Pianificatori, Paesaggistici e Conservatori, commenta il 
contenuto di un emendamento alla Legge di Stabilita' che prevede 45 
milioni di fondi pubblici per realizzare nuovi impianti sportivi e 
ristrutturare quelli esistenti, con procedure semplificate e tempi 
rapidi. "Perche' - si legge nella nota - a differenza 
di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo, dovrebbe essere lo Stato 
ad investire su iniziative di questo genere quando altrove il nuovo 
modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede 
denaro pubblico perche' i privati trovano l'investimento adeguatamente 
fruttuoso?". Il Consiglio esprime dunque un parere negativo rispetto al 
fondo da 45 milioni per gli impianti sportivi e ritiene piu' utile 
destinare queste risorse "per costruire un fondo di sostegno ai privati 
che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio 
edilizio, mettendo in sicurezza i fabbricati magari in zone a grave 
rischio sismico o idrogeologico. Considerati i morti e i disastri 
naturali che affliggono il nostro Paese - si legge - non sarebbe ora di 
dare il via a interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano 
gli effetti di sismi o inondazioni che dal 1945 ad oggi ci sono costati 
circa 200 miliardi di euro? Ci auguriamo che la Camera - conclude la 
nota - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia, 
ripensi completamente a come affrontare la questione stadi ammesso e non 
concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno 
dell'attualita' della politica e dell'economia".



Il comunicato nel lancio dell'Agenzia Il Velino:
Stadi, Architetti: No 45 mln Fondo garanzia credito sportivo
 "Il tema degli stadi - che è sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di stabilità - è il paradigma di come in Italia si sia perso il senso delle priorità. Tutti auspichiamo che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri di maggiore funzionalità anche per attività commerciali, così da essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere più sicuri per chi li frequenta: ma perché mai per questa operazione si sarebbero dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati? E perché mai - a differenza di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo - dovrebbe essere lo Stato ad investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede denaro pubblico perché i privati trovano l'investimento adeguatamente fruttuoso?" Così il Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.

"È apprezzabile - continua la nota - che governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non altrettanto che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico. Considerati i morti e i disastri naturali - ma con lo 'zampino' umano - che affliggono il nostro Paese, non sarebbe ora di dare il via ad interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200 miliardi di euro? È ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, ma dovrebbe però esserla per governo e Parlamento, ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia".



Il comunicato nel lancio dell'Agenzia Adnkronos/Labitalia:
L. stabilità: architetti, no ai 45 mln per fondo su stadi, perso senso
 priorità
"Il tema degli stadi, che 
e' sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici 
nella legge di stabilita', e' il paradigma di come in Italia si sia 
perso il senso delle priorita'. Tutti auspichiamo, come e' ovvio che 
sia, che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri 
di maggiore funzionalita' anche per attivita' commerciali, cosi' da 
essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere piu' sicuri per
chi li frequenta: ma perche' mai per questa operazione si sarebbero 
dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati?". 
Cosi' il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, 
paesaggisti e conservatori.

 E, prosegue il Consiglio, "perche' mai, a differenza di quanto 
avviene in tutti i Paesi del mondo, dovrebbe essere lo Stato a 
investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo 
modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede
denaro pubblico perche' i privati trovano l'investimento adeguatamente
fruttuoso?".

 "E' apprezzabile che governo e relatori della legge di 
stabilita' -continua la nota- abbiano fatto una doverosa marcia 
indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non 
altrettanto che sia confermata la volonta' di destinare ben 45 milioni
di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del 
credito sportivo: risorse che ben piu' utilmente avrebbero potuto 
essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che 
intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio 
edilizio, mettendo in sicurezza i fabbricati, magari in zone a grave 
rischio sismico o idrogeologico".; "Considerati i morti e i disastri 
naturali, ma con lo 'zampino' umano, che affliggono il nostro Paese, 
non sarebbe ora - si chiedono gli architetti - di dare il via a 
interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti 
di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200
miliardi di euro?".

  "E' ben noto come la razionalita' -conclude la nota dei 
professionisti- non sia la peculiarita' del tifo calcistico, ma 
dovrebbe pero' esserla per governo e Parlamento, ai quali e' delegata 
in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la 
Camera, dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di 
fiducia, ripensi completamente a come affrontare la questione stadi, 
ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema 
all'ordine del giorno dell'attualita' della politica e dell'economia".

 
 
 
 
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