"E' ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, dovrebbe però esserla per Governo e Parlamento ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia". Così il Consiglio nazionale degli architetti, giudicando ''apprezzabile che Governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro'' in tema di stadi, ''cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; ''non altrettanto - prosegue la nota degli architetti - che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico''.
Il comunicato nel lancio dell'Agenzia AGENPARL:
L. stabilità: architetti su stadi, no a 45 mln per fondo. Perso senso di priorità
Il tema degli stadi - che è sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di stabilità - è il paradigma di come in Italia si sia perso il senso delle priorità. Tutti auspichiamo - come è ovvio che sia - che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri di maggiore funzionalità anche per attività commerciali, così da essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere più sicuri per chi li frequenta: ma perché mai per questa operazione si sarebbero dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati? E perché mai - a differenza di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo - dovrebbe essere lo Stato ad investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede denaro pubblico perchè i privati trovano l'investimento adeguatamente fruttuoso?" Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori "E' apprezzabile che Governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non altrettanto che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico" "Considerati i morti e i disastri naturali - ma con lo "zampino" umano - che affliggono il nostro Paese, non sarebbe ora di dare il via ad interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200 miliardi di euro?" "E ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, ma dovrebbe però esserla per Governo e Parlamento, ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia".
Il comunicato nel lancio dell'Agenzia AGI:
L. Stabilita': Architetti, no 45mln per stadi; investire su edilizia
"Il tema degli stadi, che e' sembrato essere
diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di
stabilita', e' il paradigma di come in Italia si sia perso il senso
delle priorita'". Cosi' in una nota il Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggistici e Conservatori, commenta il
contenuto di un emendamento alla Legge di Stabilita' che prevede 45
milioni di fondi pubblici per realizzare nuovi impianti sportivi e
ristrutturare quelli esistenti, con procedure semplificate e tempi
rapidi. "Perche' - si legge nella nota - a differenza
di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo, dovrebbe essere lo Stato
ad investire su iniziative di questo genere quando altrove il nuovo
modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede
denaro pubblico perche' i privati trovano l'investimento adeguatamente
fruttuoso?". Il Consiglio esprime dunque un parere negativo rispetto al
fondo da 45 milioni per gli impianti sportivi e ritiene piu' utile
destinare queste risorse "per costruire un fondo di sostegno ai privati
che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio
edilizio, mettendo in sicurezza i fabbricati magari in zone a grave
rischio sismico o idrogeologico. Considerati i morti e i disastri
naturali che affliggono il nostro Paese - si legge - non sarebbe ora di
dare il via a interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano
gli effetti di sismi o inondazioni che dal 1945 ad oggi ci sono costati
circa 200 miliardi di euro? Ci auguriamo che la Camera - conclude la
nota - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia,
ripensi completamente a come affrontare la questione stadi ammesso e non
concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno
dell'attualita' della politica e dell'economia".
Il comunicato nel lancio dell'Agenzia Il Velino:
Stadi, Architetti: No 45 mln Fondo garanzia credito sportivo
"Il tema degli stadi - che è sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici nella legge di stabilità - è il paradigma di come in Italia si sia perso il senso delle priorità. Tutti auspichiamo che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri di maggiore funzionalità anche per attività commerciali, così da essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere più sicuri per chi li frequenta: ma perché mai per questa operazione si sarebbero dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati? E perché mai - a differenza di quanto avviene in tutti i Paesi del mondo - dovrebbe essere lo Stato ad investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede denaro pubblico perché i privati trovano l'investimento adeguatamente fruttuoso?" Così il Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.
"È apprezzabile - continua la nota - che governo e relatori della Legge di stabilità abbiano fatto una doverosa marcia indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non altrettanto che sia confermata la volontà di destinare ben 45 milioni di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del credito sportivo: risorse che ben più utilmente avrebbero potuto essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio edilizio - mettendo in sicurezza i fabbricati - magari in zone a grave rischio sismico o idrogeologico. Considerati i morti e i disastri naturali - ma con lo 'zampino' umano - che affliggono il nostro Paese, non sarebbe ora di dare il via ad interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200 miliardi di euro? È ben noto come la razionalità non sia la peculiarità del tifo calcistico, ma dovrebbe però esserla per governo e Parlamento, ai quali è delegata in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la Camera - dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di fiducia - ripensi completamente a come affrontare la questione stadi - ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema all'ordine del giorno dell'attualità della politica e dell'economia".
Il comunicato nel lancio dell'Agenzia Adnkronos/Labitalia:
L. stabilità: architetti, no ai 45 mln per fondo su stadi, perso senso
priorità
"Il tema degli stadi, che
e' sembrato essere diventato fondamentale per gli equilibri politici
nella legge di stabilita', e' il paradigma di come in Italia si sia
perso il senso delle priorita'. Tutti auspichiamo, come e' ovvio che
sia, che gli stadi italiani vengano rifatti per rispondere a criteri
di maggiore funzionalita' anche per attivita' commerciali, cosi' da
essere utilizzati intensivamente, oltre che per essere piu' sicuri per
chi li frequenta: ma perche' mai per questa operazione si sarebbero
dovute modificare le norme in vigore a tutto vantaggio dei privati?".
Cosi' il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori,
paesaggisti e conservatori.
E, prosegue il Consiglio, "perche' mai, a differenza di quanto
avviene in tutti i Paesi del mondo, dovrebbe essere lo Stato a
investire su iniziative di questo genere, quando altrove il nuovo
modello di business nell'utilizzo degli impianti sportivi non richiede
denaro pubblico perche' i privati trovano l'investimento adeguatamente
fruttuoso?".
"E' apprezzabile che governo e relatori della legge di
stabilita' -continua la nota- abbiano fatto una doverosa marcia
indietro cassando fantasiose ipotesi di modifiche ordinamentali; non
altrettanto che sia confermata la volonta' di destinare ben 45 milioni
di euro per rimpinguare Fondo di garanzia presso l'istituto del
credito sportivo: risorse che ben piu' utilmente avrebbero potuto
essere destinate per costituire un fondo di sostegno ai privati che
intendano investire sulla rigenerazione sostenibile del patrimonio
edilizio, mettendo in sicurezza i fabbricati, magari in zone a grave
rischio sismico o idrogeologico".; "Considerati i morti e i disastri
naturali, ma con lo 'zampino' umano, che affliggono il nostro Paese,
non sarebbe ora - si chiedono gli architetti - di dare il via a
interventi di manutenzione e rigenerazione che prevengano gli effetti
di sismi o inondazioni, che dal 1945 ad oggi ci sono costati circa 200
miliardi di euro?".
"E' ben noto come la razionalita' -conclude la nota dei
professionisti- non sia la peculiarita' del tifo calcistico, ma
dovrebbe pero' esserla per governo e Parlamento, ai quali e' delegata
in primis la politica per il bene pubblico. Ci auguriamo che la
Camera, dopo la scontata approvazione del Senato con il voto di
fiducia, ripensi completamente a come affrontare la questione stadi,
ammesso e non concesso che questa possa considerarsi un tema
all'ordine del giorno dell'attualita' della politica e dell'economia".