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Disseto idrogeologico: Coldiretti, 4 su 10 vivono con la paura

 

"Quattro italiani su dieci (41%) si sentono minacciati dalle alluvioni e dalle frane sul territorio nazionale dove si contano 6.633 comuni (82%) con parte del territorio a rischio per il dissesto idrogeologico per una superficie di 2.951.700 ettari (9,8% del territorio nazionale)". E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Cnr. "Con i cambiamenti climatici- ribadisce la Coldiretti- e' sempre più  urgente investire nella prevenzione per un Paese con più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio. Se in media l'82% dei comuni italiani ha parte del territorio a rischio per frane ed alluvioni, la situazione e' peggiore nelle regioni interessate dalla recente ondata di maltempo come la Calabria e la Basilicata dove la percentuale sale al 100%, in Toscana e Liguria con il 98%e al 95% in Emilia Romagna". In Italia, "a causa delle frane e delle alluvioni- continua laColdiretti- sono morte oltre 4mila persone dal 1960 ad oggi. Fra il 1960 e il 2012, tutte le 20 regioni italiane hanno subito eventi fatali: 541 inondazioni in 451 località  di 388 Comuni, che hanno causato 1.760 vittime (762 morti, 67 dispersi, 931 feriti), e 812 frane in 747 località di 536 Comuni con 5.368vittime (3.413 morti compresi i 1.917 dell'evento del Vajont del 1963, 14 dispersi, 1.941 feriti). Le vittime dal 1960 a oggi per frane e inondazioni sono state dunque in totale oltre 4 mila, gli sfollati e i senzatetto per le sole inondazioni superano rispettivamente i 200 mila e i 45 mila secondo i dati elaborati dal Cnr-Irpi. A questa situazione di fragilità  territoriale, poi, "non e' estraneo il fatto che l'Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell'abbandono."Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono l'Italia- conclude la Coldiretti- deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città  e dall'abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento del ruolo, economico, ambientale e sociale dell'attività agricola".

 
 
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