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Dietro gli scandali le leggi amiche della corruzione

 
Testata:
linkiesta.it
 
Data:
05-06-2014
 
Autore:
Fabrizio Patti
 
 

«Non è solo questione di manigoldi». Per il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie, la corruzione legata agli appalti pubblici in Italia è diventata endemica anche per un sistema di leggi del tutto inadeguate. E il principale accusato è il Codice appalti, varato solo nel 2006 ma già talmente stratificato da risultare incomprensibile per chinque. Da questo alla corruzione il passo è breve.
Il primo attacco al sistema di leggi è stato sferrato mercoledì dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, che sta coordinando le indagini sulle tangenti per il Mose. «Al di là dell'inchiesta di oggi - ha detto il magistrato in conferenza stampa - voglio ricordare quanto scrissi già 15 anni fa: una delle cause della corruzione deriva dalla farraginosità delle leggi, dal numero delle leggi e dalla loro incomprensibilità, e da una diffusione di competenze che rende difficile individuare le varie responsabilità». Per poi proseguire: «se è consentito al magistrato dare un messaggio forte, per ridurre, se non eliminare, la corruzione la strada è la riduzione delle leggi e l'individuazione delle competenze. Alzare le pene, come si continua a fare, e contemplare nuovi reati non serve assolutamente a niente».
Parole a cui era subito seguita una nota del presidente degli architetti: (...)
Al telefono Freyrie spiega come sia stato possibile arrivare alla palude in cui l'Italia sembra immersa da anni.
Architetto Freyrie, c'è un nesso tra i continui scandali che si sono susseguiti negli ultimi anni, G8, Aquila, Expo e ora Mose, e una scarsa qualità delle leggi, come ha detto chiaramente il giudice Nordio?
Certamente. Noi abbiamo un Codice degli appalti che nell'ultimo anno è stato ritoccato un centinaio di volte ed è diventato negli anni un agglomerato improbabile. Ora ha 257 articoli, c'è un limitato numero di esperti in Italia in grado di capire cosa c'è dentro. Tanto che lo Stato quando c'è da fare le grandi opera lo bypassa, nomina un commissario e avvia una procedura di emergenza. Questo ha senso per un terremoto, ma non per le grandi opere. Il Ponte di Messina, il Mose, l'Expo erano importanti opere, ma non opere di emergenza.
(...)

 
 
 
 
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