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Architetti: Stp troppo simili agli studi, serve un diverso regime fiscale

 
Testata:
Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
 
Data:
07-07-2014
 
Autore:
Giuseppe Latour
 
 

Rischio azzeramento. Le società tra professionisti, che nei loro primi mesi di vita non hanno brillato per efficacia, sono a un passo dal tracollo definitivo. È quanto sostiene il Consiglio nazionale degli architetti, che si scaglia contro l'assetto fiscale trovato dal decreto legislativo appena licenziato dal Governo. La soluzione individuata dall'esecutivo, nei fatti, le allinea agli studi professionali, eliminando le poche differenze esistenti finora. Il risultato è che nessuno troverà più convenienza nel formare una Stp. Serve, allora, un intervento chiarificatore del Parlamento, per evitare il peggio.

Nel mirino degli architetti è finita la soluzione individuata dal decreto legislativo in materia di fisco, appena approvato dal Governo, che applica la delega licenziata dal Parlamento con la legge n. 23 del 2014. Per facilitare la diffusione delle società tra professionisti, dopo un paio d'anni di dubbi, il provvedimento finalmente chiarisce il regime fiscale che si applica alle nuove compagini. Una nota del Governo spiega, così, che trovano applicazione, a prescindere dalla struttura societaria, «le disposizioni fiscali dettate per le associazioni senza personalità giuridica costituite per l'esercizio associato di arti o professioni». Di conseguenza, il reddito è imputato a ciascun socio per trasparenza in proporzione alla sua quota di partecipazione agli utili, consentendogli di farlo valere anche ai fini previdenziali. Le medesime regole trovano applicazione anche ai fini Irap. In sostanza, la soluzione individuata prevede che le Stp seguano il criterio di cassa e non quello di competenza e non siano soggette ad Ires. Insomma, delle società avranno soltanto il nome.

(...)

 
 
 
 
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