Roma, 7 ottobre 2014. "E' finito il tempo dell'abusivismo così come
l'epoca dei condoni: dopo il disastro di questi anni il Paese ha bisogno di
essere messo in sicurezza".
E' questo il commento del Consiglio Nazionale degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori alla decisione del Consiglio dei
Ministri che, su proposta del Ministro
Lanzetta, ha deliberato di impugnare la legge
regionale della Campania - che avrebbe riaperto i termini degli ultimi condoni
edilizi per quella Regione - perchè "le
disposizioni in materia di condono edilizio, di sevizio idrico integrato e di
concessioni termominerali contrastano con i principi fondamentali della
legislazione statale in materia di governo del territorio, in violazione, in
particolare, dell'art. 117 della Costituzione".
"Quello di cui il nostro Paese ha bisogno - sottolineano gli
architetti italiani - è di essere messo in sicurezza, tenuto conto della
situazione di rischio sismico ed idrogeologico che riguarda la Campania, così
come gran parte delle nostre Regioni, per evitare ulteriori vittime e danni che,
troppo spesso, si registrano.
"Serve, allora, una visione complessiva di
riqualificazione del territorio, così come serve identificare e realizzare strategie, compatibili dal punto di vista
sociale, paesistico e ambientale."
La strada da intraprendere - secondo
il Consiglio Nazionale - è quella della realizzazione di un vero e
proprio progetto di salvaguardia ambientale e paesaggistica, basato sul
principio imprescindibile che la cultura ed il paesaggio sono delle risorse
fondamentali anche di tipo economico che vanno valorizzate attraverso progetti
di sviluppo non invasivi.
"La decisione assunta dal
Consiglio dei Ministri - sottolinea ancora - va nella direzione del testo del
disegno di legge governativo di revisione del Titolo V della Costituzione che
intende riportare tra le competenze esclusive dello Stato quelle su ambiente ed
ecosistema, evitando, così, di incrementare conflitti di attribuzione tra Stato
e Regioni".
Una impostazione, questa, più
volte sollecitata dal Consiglio Nazionale degli Architetti perché volta ad imprimere una svolta
all'insegna della supremazia dell'interesse nazionale, troppo spesso violato.