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CNAPPC
 

Le città in cerca di nuovi strumenti normativi per rinnovare le aree urbane

 
Testata:
Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
 
Data:
07-11-2014
 
Autore:
Massimo Frontera
 
 

Voglia di città, e soprattutto di strumenti normativi nuovi per intervenire sulle aree urbane. Dopo l'era dei programmi di trasforomazione urbana di era statalista; dopo venti anni di (fallimentare) politica urbanistica; dopo la perdurante assenza di una legge urbanistica nazionale e più in generale dopo l'affievolirsi del ruolo dello Stato nelle politiche urbane; dopo l'ultima delusione dello Sblocca italia, almeno per quanto riguarda le politiche di trasformazione della città costruita, cresce sempre di più la voglia e la necessità di strumenti per trasformare le città e favorire gli investimenti.

"Ue Cities Reloading - Strategies and policies for urban regeneration" - la due giorni di lavori focalizzati sulla città, promossa dal consiglio nazionale degli architetti - è stata l'ennesima occasione per verificare l'urgenza di strumenti per gestire il cambiamento delle politiche per le città.
"I vincoli urbanistici sono troppo rigidi, serve più flessibilità" esordisce Anna Lucia De Cesaris, assessore all'Urbanistica di Milano. Nelle parole del vicesindaco di Milano anche il segno di un tramonto un'era - quello del ventennio di decentramento urbanistico regionale - e l'inizio di una nuova stagione, ancora da riempire di contenuti: "Le norme vanno riorganizzate nella dimensione della città metropolitana, è questo il contesto in cui dobbiamo stare".
(...)
Gli architetti alzano ancora più il tiro e guardano all'Europa. "L'Unione europea deve mettere al centro della propria azione le politiche urbane di rigenerazione sostenibile - rilancia il presidente degli architetti , Leopoldo Freyrie - uscendo da una visione miope che porta a investire proritariamente sulle grandi infrastrutture di trasporto".

"L'Europa - aggiunge Freyrie - considera secondarie le politiche dell'abitare, senza tenere conto che decine di milioni di europei vivono e lavorano nell'altra Europa, quella non collegata alle reti veloci, dove tantissime città ricche di storia e dense di vita rischiano di morire perché abbandonate dagli investimenti pubblici e privati". Ma ce n'è anche per l'Italia, peraltro orfana di un'attenzione e una azione strategica e di indirizzo sulle politiche urbane. "Il paese - ha detto ancora il presidente degli architetti - deve adottare una politica urbana seria e una specifica politica per l'architettura, entrambe oggi del tutto assenti"
(...)

 
 
 
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