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Il mercato della progettazione

 
Pubblicato sul:
Focus n° 5 - maggio 2008
 
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Il mercato della progettazione

Due riflessioni operative

Con la ricerca "Il mercato della progettazione architettonica in Italia" il Cresme ha avviato un'analisi del rapporto tra domanda e offerta che pone agli architetti alcune riflessioni, tra le quali due mi sembrano le più importanti. La prima è che l'offerta di progettazione italiana è fatta di tanti studi, di dimensioni sempre più piccole, che operano prevalentemente a livello comunale-provinciale. Un mondo piccolo, si potrebbe dire, per dimensione di impresa e territoriale del mercato. Un mondo chiuso. La seconda riguarda il ritardo con cui questo mondo si confronta con i processi innovativi e con la competizione internazionale. La numerosità dei soggetti tecnici e il loro ritardo nella capacità di gestire, guidare, promuovere i processi di innovazione appare un freno al processo di sviluppo del paese. Esiste un problema di salto di scala nella conoscenza che riguarda almeno quattro ambiti tematici: l'utilizzo della tecnologia per l'innovazione del progetto e dei prodotti, ma anche dei processi; la consapevolezza che una parte del mercato si muove ormai su logiche di partenariato pubblico e privato che richiedono a chi progetta nuove conoscenze, economiche e finanziarie; la consapevolezza che l'attenzione va spostata dall'opera da costruire all'opera da gestire; la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico.

È un problema di upgrading del livello di conoscenza tecnica, di sapere che riguarda i 130.000 architetti italiani. La questione da risolvere, la sfida, è cercare di riagganciare questa base tecnica importante ai processi di innovazione attraverso due strade: uno sforzo formativo eccezionale e una modificazione dell'operare strategico degli studi di progettazione. La prima strada richiede un salto di know how con un investimento importante che porti le professionalità esistenti a crescere nei nuovi mercati.

È una strada che accompagna l'architetto alla multidisplinarietà, all'investimento in ricerca e all'integrazione.

È una strada che tocca i temi dell'innovazione tecnologica, del partenariato pubblico privato, della filiera delle costruzioni che si integra con quella dei servizi nella gestione dell'edificio, della città e del territorio sostenibili, dell'equità sociale, della qualità urbana, dell'identità dell'insediamento. In fondo, è la strada che riporta l'architetto al tema della conoscenza e del sapere alla base della scienza dell'architettura così come la intendeva Vitruvio. La seconda strada è quella che chiede agli studi di progettazione di interrogarsi sulle proprie ambizioni e sulle capacità di raggiungere obiettivi maggiori di quelli quotidiani e sulle possibilità che l'integrazione e la rete con altri studi possa portare a un piano di conoscenza, investimenti, capacità operativa e target commerciali ben diversi da quelli singoli.
 
 
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