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DL Fare: Architetti, Consiglio Nazionale, "positivo poter modificare la sagoma degli edifici: solo così possibile il loro riuso e lo stop al consumo del suolo"

 

"integrare articolo 30 con una drastica riduzione degli oneri per la rigenerazione urbana sostenibile"

Roma, 15 luglio 2013. "Gli architetti italiani considerano positivamente la formulazione dell'articolo 30 del DL Fare  che,  consentendo la modifica della "sagoma"  degli edifici nella ristrutturazione edilizia, rende possibile la rigenerazione urbana sostenibile, consentendo di  riqualificare il patrimonio edilizio italiano che versa in pessime  condizioni dal punto di vista delle condizioni dell'habitat, della  sicurezza e  dell'efficienza  energetica".

Così il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori  Paesaggisti e Conservatori.

A quanti sostengono che dietro all'articolo 30 ci sia in agguato l' abusivismo edilizio il Consiglio nazionale degli Architetti risponde  che "modificare la sagoma degli edifici - così come avviene negli altri  Paesi europei - significa, innanzitutto, valorizzare il paesaggio  urbano; mettere in sicurezza gli edifici pericolosi e indifesi rispetto  al rischio sismico e a quello idrogeologico; migliorare la qualità  della vita degli abitanti delle periferie e semiperiferie delle città,   riqualificare la pessima edificazione realizzata dal Dopoguerra agli
anni Ottanta".

"Significa anche poter rendere efficienti, dal punto di vista energetico, gli edifici che, attualmente, scaricano in atmosfera  tonnellate di CO2 e costano alla comunità nazionale oltre 20 miliardi di euro all'anno, incidendo pesantemente sui bilanci delle famiglie  italiane. Senza interventi sulla sagoma, infatti, non si possono  realizzare i "cappotti" esterni in facciata, modificare le coperture, realizzare sporti di gronda e balconi che permettano di ridurre i  consumi".

"Il riuso dell'esistente, esclusi i centri storici e le zone poste sotto vincolo -  unica modalità, come ha  recentemente sottolineato il  ministro dell'Ambiente, Orlando, per rendere concreto lo stop al consumo del suolo - è  un'urgenza per migliorare  la qualità della vita  degli italiani, per riavviare lo sviluppo in un settore, come quello  dell'edilizia, che ha perso a causa della crisi circa 700 mila posti di  lavoro, e per rispondere agli impegni presi dal nostro Paese in sede comunitaria rispetto alla riduzione dei costi energetici e la messa  in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato".

"Per questi motivi - per il Consiglio Nazionale degli Architetti che ha proposto un emendamento in questo senso - "l'articolo 30 andrebbe  integrato prevedendo una drastica riduzione degli oneri per il riuso  che dovrebbero essere annullati o dimezzati, così da renderlo molto  vantaggioso rispetto alle costruzioni che consumano suolo".

 
 
 
 
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