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Professioni: Consiglio Nazionale degli Architetti esce dal Cup

 

"non possiamo rimandare il cambiamento, coordinamenti delle professioni lontani dalla realtà dei cittadini e da quella degli stessi professionisti" - "pronti a collaborare per continuare a proporre iniziative politiche innovative e sostenibili che dimostrino che i professionisti italiani sono indispensabili al futuro dell'Italia"

Roma, 21 febbraio 2013." Da anni in Italia, come nel mondo, è in corso una trasformazione, che ben conosciamo tutti, del mercato dei servizi professionali, che riguarda tanto i grandi lavori che la domanda dei singoli cittadini. La realtà dei nostri mestieri è profondamente cambiata, non solo nel grande incremento del numero dei professionisti e nella varietà delle prestazioni professionali che offriamo, ma soprattutto nella richiesta di servizi integrati, di mobilità sul territorio, di uso di tecnologie avanzate, di maggiore responsabilità etica. I principi di inter-disciplinarietà e di rete, formalizzati solo in parte nelle Società tra professionisti e società multiprofessionali, sono la risposta alle esigenze del presente e del futuro, sulla quale ognuno dei nostri Consigli Nazionali ha compiti importanti per promuovere un cambiamento profondo nella realtà organizzativa e di lavoro dei nostri iscritti, nella stragrande maggioranza ancora legata ad una tradizione micro-professionale e solitaria".
Inizia così la lettera al Cup e al Pat con la quale il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha annunciato l'immediata sospensione della propria associazione al Comitato Unitario delle Professioni.
"Questa profonda trasformazione - continua la lettera -  che è innanzitutto culturale, deve comunque salvaguardare l'etica professionale e la peculiarità dei nostri mestieri, ma avrebbe dovuto, già da tempo, riflettersi negli approcci e nelle strategie degli organismi interprofessionali, facendone dei fondamentali nodi di un coordinamento capace di guidare il cambiamento. La realtà del mondo che ci circonda è fatta di integrazione delle conoscenze, reti di lavoro e cooperazione  e a distanza: i comitati interprofessionali, invece, sono tavoli formali di incontro, tesi a rappresentare in sede politica una mera somma di numeri delle cosiddetta "categoria" delle professioni liberali, in funzione di proposta o resistenza a norme che regolano il mercato."
"Questa grande distanza tra la realtà e i coordinamenti tra le professioni - continua ancora -  non fa che approfondire il solco che divide i professionisti dai cittadini ed emarginare i professionisti italiani dal mercato. Non a caso, negli ultimi mesi, si è evidenziata l'incapacità da parte dell'insieme delle professioni, peraltro divise in due diversi coordinamenti, di affrontare con proposte davvero innovative e integrate la crisi che colpisce l'Italia; di mettere in mora chi ha responsabilità di Governo con progetti strutturati, realizzabili e sostenibili; di collegarsi stabilmente con tutti i soggetti economici e sociali del Paese; di organizzare servizi integrati di sostegno ai cittadini e ai professionisti. La volontà di alcuni di noi di perseguire questa via è rimasta isolata.
I coordinamenti si sono accontentati, più o meno bene, di trattare la Riforma delle Professioni sui tavoli governativi, con posizioni spesso diverse, in una difficile opera di equilibrismo: hanno in sostanza svolto un'opera di mediazione tutta interna, avulsa dalla realtà, salvo poi rappresentare, anche arbitrariamente, posizioni opposte a quelle di parte degli associati, per esempio le nostre."


Nella lettera il Consiglio Nazionale degli Architetti spiega che "così come sono, gli attuali organismi di coordinamento tra le professioni servono a poco: a quei tavoli non siamo  mai stati capaci di parlare della realtà quotidiana degli italiani e dei professionisti iscritti nei nostri Albi, intenti più che altro a discutere della virgola nella norma o a discutere di statuti interni e cariche sociali".
Con la decisione di sospendere la propria associazione al CUP - pur avendo ripetutamente tentato di cambiare lo stato delle cose -  il Consiglio Nazionale non intende sottrarsi  alla sua parte di responsabilità, anzi, senza polemiche propone "una discussione ampia e franca tra tutti noi, per provare a lavorare assieme innanzitutto sulla sostanza dei problemi e dei progetti, prima che della forma degli organismi di coordinamento; perché è nostro dovere proporre ai nostri concittadini politiche innovative e sostenibili, che dimostrino che i professionisti italiani sono indispensabili al futuro dell'Italia".
"Il Consiglio Nazionale Architetti - conclude la lettera -  continuerà a collaborare e  ad aiutare tutte le iniziative di vera integrazione professionale, in tutte le sedi nazionali così come nei CUP territoriali, che in varie realtà dimostrano come un lavoro serio sulla sostanza e non sulla forma, finalizzato al lavoro e al servizio ai cittadini,  porti a risultati politici di assoluta rilevanza."

 
 
 
 
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